Da Super Mario a licenziato come un cittadino qualunque

Balotelli avrebbe potuto stregare il calcio e diventare un simbolo di riscatto per molti. Ha fallito in tutto

Da Super Mario a licenziato come un cittadino qualunque

Licenziato. In e sul tronco. Balotelli Mario ha perso il posto di lavoro. Il Brescia lo ha isolato, non c'entra il virus, non c'è vaccino che tenga con questa testa matta del football. Il ragazzo non si è presentato agli allenamenti, si è dato malato per mal di pancia, come si usava a scuola per saltare l'interrogazione di storia. La sua storia è piena di errori, sottolineati con la matita rossa e blu. Cellino, bizzarro e imprevedibile presidente del Brescia, si è arreso, ha ammesso l'errore romantico, portare nella sua culla, il sedicente campione incompreso. Direi incomprensibile.

A ventinove anni Balotelli non ha ancora incominciato veramente la carriera. Un'occasione sprecata. Un'altra. Dieci anni bruciati tra promesse e premesse. Un ragazzo nero di pelle e grigio di testa, un atleta perfetto, un calciatore mancato, una bandiera che, a forza di garrire contro vento, si è infine strappata.

Balotelli Mario non può e non deve lamentarsi. Il calcio gli ha offerto tutto, Italia, Inghilterra, Francia, i club migliori e le speranze più aperte, denari molti nell'attesa del definitivo trionfo, della consacrazione sul campo. Questo sa e deve fare il campione. Non è stato il suo caso che è, da tempo, oggetto di interpretazioni psicologiche, di analisi e pensieri profondi per una realtà oggettiva decisamente mediocre. Balotelli è un talento di tecnica in un fisico eccellente, sa giocare a pallone ma il calcio è cosa diversa, così come i cazzotti dalla boxe, la corsa folle in autostrada dalla F1. Ha buttato via l'occasione unica di diventare il simbolo nero del nuovo calcio italiano, il capitano della nazionale, l'esempio del riscatto.

Se così non è stato non è colpa dei buu beceri e razzisti ma responsabilità tutta sua, dei suoi capricci, della sua apatia indolente, del suo ego che per primo lo ha portato a considerarsi diverso, perché più forte di tutti. Lo specchio si è puntualmente rotto. Il campo, lo spogliatoio hanno detto il contrario e non dico dei gol e dei trofei conquistati (non certo per merito suo). Il finanziere Cuccia diceva che le azioni societarie non si contano ma si pesano, così i numeri della carriera di Balotelli che sono acqua sulle piume dell'oca, non lasciano traccia e memoria in confronto a quelli di altri suoi sodali, anche meno illustri a livello mediatico. L'epilogo mortificante, il licenziamento da parastatale, non lo cambieranno di una virgola.

Sarà ancora vittima del mondo cattivo dei bianchi, non accetterà di ammettere i propri errori, troverà

avvocati e cantori a gettone, tornerà a rimirarsi nello specchio. L'ultima esibizione, il certificato di malattia, ha rivelato la sua vera dimensione, quella di un qualunque cittadino. O, forse, di un cittadino qualunque.

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