"Svenivo e vomitavo": la confessione choc di Bebe Vio

Bebe Vio non si arrende mai, l'ha dimostrato a Tokyo dove ha gareggiato alle Olimpiadi nonostante il gravissimo infortunio a un braccio

"Svenivo e vomitavo": la confessione choc di Bebe Vio

Bebe Vio ha stupito tutti alle paralimpiadi di Tokyo, conquistando medaglie nell'individuale e trascinando la squadra al successo. La determinazione e la forza di questa ragazza hanno fatto il giro del mondo e nessuno poteva immaginare cosa si nascondesse dietro quelle vittorie. Se non fosse stata lei a raccontare il calvario vissuto nei mesi di avvicinamento a Tokyo e alle olimpiadi, nessuno lo avrebbe mai saputo. Impossibile intuirlo da come si è comportata in pedana e dalla forza sprigionata in ogni suo attacco.

Prima delle Olimpiadi, Bebe Vio si è concessa una vacanza rigenerante ma nonostante il periodo di riposo, è tornata subito in pedana e spingere in vista dell'impegno sportivo. "Sapevo che il mio corpo per rimettersi in pieno ha bisogno di tempo e invece, appena ho iniziato a tirare di scherma, ho forzato. E ho tirato una botta così forte che mi è quasi uscito il gomito... Un infortunio serio. A un certo punto pareva tutto finito", ha ammesso la schermitrice in un'intervista al Corriere della sera.

Qui è iniziato il suo dramma: "Quel braccio mi era completamente morto. Mi hanno detto: 'In due settimane va amputato, poco più e sei morta, se continui così sei morta'. In pratica era come fosse tornata la malattia...". Mancavano poche settimane alla partenza per Tokyo e l'avventura olimpica per Bebe Vio sembrava essere compromessa: "Avevo perso dieci chili, il braccio con cui tiro era magro magro, svenivo e vomitavo. Così sono arrivata ai Giochi di Tokyo. Svenivo e vomitavo".

Un malessere vissuto anche durante la competizione: "Una gara di scherma è composta da alcuni match la mattina, altri al pomeriggio. Faticosissimi. Il mio corpo proprio non era in grado di reggerli, fisicamente. Durante un match l’adrenalina è talmente alta che non senti dolori ma appena finivo il match mi prendevano per la collottola del giubbetto elettrico e mi portavano via perché svenivo. Non potevamo far vedere che stavo male in gara. È uno sport di combattimento, non puoi dire al tuo avversario che stai male".

Nonostante le insistenze del medico della nazionale, Bebe Vio è andata avanti. Voleva esserci a tutti i costi e voleva quella medaglia. "Il gomito non c’era più, era gonfissimo, rosso, non riusciva a star fermo, tremavo tutto il tempo, piangevo...

", ha proseguito nel suo racconto la campionessa olimpica, che ai suoi genitori aveva raccontato solo parte del suo malessere: "Se loro avessero saputo tutto mi avrebbero bloccata subito. Avevo bisogno di loro e dei miei fratelli. Sennò non ce l’avrei fatta".

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