Dopo l'attacco al campionato (caso Juve-Napoli del 4 ottobre), è partito l'assalto alle nazionali. Le Asl hanno trasformato il calcio italiano in una torre di Babele dove ognuno fa per proprio conto pur rispondendo allo stesso protocollo. È quello che è accaduto nelle ultime ore dopo la sortita di alcune Asl territoriali che hanno impedito la partenza di calciatori, italiani e stranieri, per rispondere alle convocazioni delle rispettive convocazioni. Anche in questo campo siamo l'unico paese in Europa a registrare una tale invasione di campo destinata a procurare un incidente diplomatico con Uefa e Fifa. Beppe Marotta, ad dell'Inter, domenica sera, è stato lesto nel lanciare l'allarme e reclamare un intervento del ministro Spadafora, preoccupato per il doppiopesismo utilizzato. I calciatori di Roma, Fiorentina, Lazio (ma solo gli italiani) e Sassuolo sono stati bloccati mettendo nei guai anche il ct Mancini, a casa perché positivo asintomatico. «Questa è un'alterazione della regolarità dei campionati» è stata la denuncia del dirigente interista. E d'altro canto, il doppio binario di taluni provvedimenti è evidente. Il caso più clamoroso è quello fiorentino: Castrovilli e Biraghi (con Callejon positivo) sono partiti per Parma e hanno giocato regolarmente sabato sera, ma non sono stati autorizzati a raggiungere Coverciano, che è nel comune di Firenze, per rispondere alla chiamata azzurra. è tutto spiegato nel protocollo, basta ripassare il funzionamento della bolla fanno sapere dal ministero di Spadafora preoccupati di difendere la podestà delle Asl i cui interventi sono considerati non opinabili. Che tradotto vuol dire: hanno ragione loro.
A segnalare il grave rischio d'immagine e non solo per il calcio italiano, ha provveduto Gabriele Gravina, presidente della federcalcio, reduce dal consiglio federale che all'unanimità l'ha candidato alla vice-presidenza Uefa (elezioni il 2 marzo 2021) insieme alla conferma di Evelina Christillin alla Fifa. «Sono preoccupato per il mancato coordinamento delle Asl. La non disponibilità di calciatori a livello internazionale comporta sanzioni. L'Italia non sta facendo una bella figura» la sua intemerata espressa anche a un paio di ministri in vista dell'incontro con il presidente dell'Uefa Ceferin in programma la prossima settimana. L'altro nervo scoperto è quello del caso Lazio per i tamponi di Immobile, Leiva e Strakosha. Sul punto, Gravina è stato altrettanto risoluto confermando d'aver proposto la centralità dei tamponi Covid-19 qualche mese prima, proposta «rispedita al mittente». Adesso è tornata in auge: se non passasse ci penseremmo noi l'ultimatum spedito alle società di serie A. L'inchiesta doppia (giustizia sportiva e giustizia ordinaria) sulla positività di Immobile, accertata dal laboratorio di Uefa e nazionale, e smentita da quello di Avellino finito nella tempesta, servirà a definire i contorni della vicenda. Il medico sociale della Lazio Pulcini non si è presentato all'audizione della procura federale per la seconda volta: in questa occasione ha esposto motivi di forza maggiore e concordato, attraverso il legale del club, un appuntamento per giovedì o venerdì. A scanso di equivoci, è bene sottolineare che il caso Lazio è clamorosamente diverso da quello di Hakimi (Inter) e Donnarumma e Hauge (Milan).
Nel primo c'è stata una consulenza infettivologa che ha certificato l'errore del laboratorio Uefa, nel secondo è stato stabilito un contagio abortito, cioè un errore materiale del laboratorio che ha consentito all'Ats di liberare Donnarumma prima dei 10 giorni canonici e di giocare a Udine.
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