Quattro scudetti in altrettante stagioni, con la maglia della Juventus, li ha già vinti. Se il quinto arriverà tra meno di un anno, o appena più in là, il trionfo sarà completo: Paul Labile Pogba è tornato a Torino per quello. Per sentirsi di nuovo a casa, amato e coccolato come non è stato al Manchester United, e per (ri)portare la Signora ai vertici del calcio nazionale e non solo. Il Pogback minaccia di essere il colpo dell'estate, al pari del ritorno di Lukaku all'Inter: 29 anni e quindi nel pieno della carriera, campione del mondo in carica, entusiasmo e fisicità da vendere, l'amore incondizionato di una piazza e di un allenatore che lo hanno sempre portato sul palmo di mano. «Sono a casa, avete visto come mi hanno accolto i tifosi», ha detto e ribadito. E se anche non abiterà più in via Filadelfia, a due passi dallo stadio Olimpico in una zona non certo da vip, non c'è da dubitare del fatto che a Torino il ragazzo si sentirà nuovamente a proprio agio.
È poi però anche vero che non sempre le minestre riscaldate hanno lo stesso sapore. Così come non si può negare che questa Juve sia del tutto diversa da quella che il giocatore, tornato sotto la Mole a parametro zero, aveva lasciato: rispetto ai compagni salutati nel 2016, quando aveva riabbracciato lo United venendo ceduto per 105 milioni, Pogba ritroverà i soli Alex Sandro, Bonucci, Cuadrado e Rugani, oltre a Padoin entrato nel frattempo a far parte dello staff di Allegri. «Il mister è la persona giusta al momento giusto le parole del francese -. Prima di tornare ho parlato con lui, ma siamo sempre rimasti in contatto. Se ci sfideremo ancora a basket? Quando sono arrivato gli ho detto che ai tempi ero giovane e avevo rispetto per i vecchi: adesso non scherzo più».
Tanto è comunque cambiato, il che rende complicato immaginare che basti un click per ritrovare stessi meccanismi e vittorie. Lo stesso Pogba nel corso degli anni ha viaggiato a intermittenza, quasi pensasse più al parco macchine (il suo garage vale oltre 1,6 milioni di sterline) che non al pallone. Addirittura, dal 2019 in avanti il francese è stato titolare in appena il 44% delle gare di Premier: è stato insomma più infortunato di Dybala, pur conservando un talento unico. Che la Juve vuole nuovamente sfruttare, liberandone tutti i cavalli possibili in ogni zona del campo. «Cosa non ha funzionato allo United? Quando ogni anno cambi allenatore, è difficile. Poi ho avuto vari infortuni e non avevo il ritmo che avevo prima. Sono stati un po' di fattori: allenatore, squadre e posizione in campo. Adesso sono un altro Pogba e spero di non dovermi più fermare. Voglio vincere, ho tanta fame: posso giocare a sinistra come a destra, o davanti alla difesa. L'importante sarà essere in campo». Sulle spalle, il numero 10 ereditato da Dybala: «Siamo amici, ma non abbiamo parlato del numero di maglia.
Gli ho solo chiesto se non avesse voglia di restare un altro po' e giocare insieme». Arrivabene l'ha però pensata diversamente e i suoi partner saranno altri: «La mia è stata una scelta di cuore. Il primo obiettivo sarà riprenderci lo scudetto. La Champions? È un sogno per tutti».
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