Il sorriso di Sara e Jasmine è la copertina di chiusura degli Internazionali d'Italia da record. E se è vero che il tennis non è un gioco di squadra, è quasi simbolico che sia un doppio a celebrare i numeri pazzeschi che Roma ha segnato in un'edizione in cui le donne hanno emozionato più degli uomini: «Ma con Sinner e Berrettini in campo ci sarebbe stato da chiudere le porte - ha detto il presidente della Fitp Binaghi commentando il +20% in biglietteria -: quest'anno abbiamo subito una vera invasione che ha fatto sentire il Foro davvero piccolo» .
Le gente, alla fine, ha avuto ragione, visto il successo di Errani-Paolini nella finale vinta contro Gauff-Routliffe 10-8 al match tie-break che arriva sul set pari. Sorrisi sulle note di «Volare» che hanno un significato anche perché il Campo Centrale era praticamente pieno, il che per un doppio donne fa notizia. «Non ci posso credere», ha detto alla fine Sara, protagonista di quelle storie che lo sport sulla via paradiso-inferno e ritorno spesso sa dare. Per lei è il trentesimo titolo in coppia, 29 con Roberta Vinci (hanno vinto tutti gli Slam), finita fuori dai suoi ricordi dopo la rottura e le note vicende di tortellini alterati. Una bella rivincita, anche grazie alla freschezza (e alla simpatia) di Jasmine, 9 anni più giovane (28 anni contro 37) e dotata di colpi che completano il duo: «Ci divertiamo tanto». Come si è divertito poi anche Zverev, che ha battuto Jarry 6-4, 7-5 e ha sollevato il trofeo maschile per la seconda volta, vincendo un Masters 1000 dopo 3 anni.
Siccome il tennis è allora anche un gioco di squadra, il Team Italia nel complesso festeggia il settimo titolo dell'anno e punta a Slam e Olimpiadi tra singolari e doppi.
Binaghi - mentre Sinner torna ad allenarsi («È una buona notizia») - smentisce che le Atp Finals di Torino abbiano già altri due anni assicurati («stiamo raccogliendo energie e risorse perché succeda»), e pensa a che fare tra un anno: «Mi devo scusare con chi ha pagato per vedere poco: aumenteremo le tribune sui campi e avremo un terzo stadio numerato». Poi, un giorno, magari ci sarà finalmente il tetto sul Centrale, e sarà un trionfo.
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