I tifosi di rosso vestiti possono stare tranquilli. Anche i padroni americani della F1 possono star sereni. È corale il sentimento: tutti, nel mondo che corre a 300 all'ora, sospirano di sollievo: la Ferrari non se ne andrà.
È il primo e più importante effetto dell'annuncio arrivato ieri da Torino e dalla Svizzera: l'Alfa Romeo torna nel Circus. Inizialmente vedremo in pista molto marketing; poi, passo dopo passo, l'approccio comincerà a prendere una forma più concreta e tecnica. Si inizia infatti con il Biscione nel ruolo di title sponsor della Sauber già motorizzata Ferrari che dalla stagione 2018 avrà livrea Alfa e soprattutto il rosso Alfa. E si proseguirà impegnando sempre più tecnici del Biscione sui motori forniti dalla Ferrari. Contrariamente a quanto si è pensato negli ultimi due anni, da quando in un pomeriggio di vigilia natalizia il presidente Marchionne aveva per la prima volta esternato questo suo desiderio, l'Alfa tornerà nel Circus non solo per portare a zonzo un marchio e far parlare di sé e della Giulia e della Stelvio lanciate sui mercati del mondo, bensì con l'obiettivo, chissà, un giorno, di rendere lo sgarbo ricevuto quasi 70 anni fa proprio dalla Ferrari. Cioè vincere. Era estate, era il 14 luglio, era il 1951 e Gonzalez aveva appena regalato a Maranello il primo Gp di F1 battendo le Alfa che Enzo Ferrari aveva a lungo gestito, quando il Drake disse: «Oggi ho ucciso mia madre...».
Impossibile, dunque, pensare che possano d'ora in poi concretizzarsi le minacce, le suggestioni, gli avvertimenti di addio alla F1 fatte o alimentate nelle scorse settimane da Marchionne e dalla Ferrari in piena trattativa su quel che sarà del Circus a partire dal 2021. Ci poteva stare una Rossa solitaria che lascia disgustata da uno sport che diventa come la Nascar (esempio fatto dal presidente stesso) e con auto tutte più o meno standardizzate in molte loro parti per attrarre nuove case a prezzi da saldo. Ci poteva stare un Cavallino che galoppa via imbizzarrito all'idea che perdere dalla Mercedes fa male, però rientra nell'ordine delle cose, ma sarebbe inaccettabile perdere anche dalla Hyundai, dalla Ssangyong o da qualunque altro costruttore entrasse nel Circus per via dei costi bassi e della formula stile Nascar.
Ci poteva stare. Non ci sta più. Con l'Alfa che torna in F1, per di più figlia di una propria costola, il Cavallino non potrà più galoppare via a far altro. Ormai è prigioniero. L'accordo siglato dall'Alfa Romeo con la Sauber, che dal prossimo mondiale sarà Alfa Romeo Sauber F1 Team, segue di fatto quanto già sperimentato dalla Red Bull con la Toro Rosso. Dal piccolo team ex Minardi sono transitati e sbocciati campioni come Vettel, Ricciardo, Verstappen poi finiti in prima squadra. Di molto simile all'esperienza dei bibitari energetici, che hanno caratterizzato la Toro Rosso con i colori Red Bull, c'è che le monoposto avranno nome e colore Alfa Romeo. «Un passo significativo nella ricostruzione del brand che torna dopo oltre 30 anni» ha detto Marchionne. E di simile c'è anche che dall'Alfa nel 2018 passerà il Verstappen di Maranello, Charles Leclerc, il francesino prodigio che ha stradominato il campionato F2. Non solo: si spera che ad affiancarlo possa esserci l'altro pilota su cui la Rossa ha investito: l'italiano Antonio Giovinazzi.
Riprova che questo ritorno non sia solo di facciata e marketing ma possa evolvere lo si intuisce quando Marchionne aggiunge «gli ingegneri e i tecnici dell'Alfa Romeo, che hanno già dato prova delle loro capacità con la progettazione dei nuovi modelli Giulia e Stelvio, porteranno al team competenze tecniche di assoluta avanguardia». Infatti l'Alfa Romeo Sauber Team avrà sì, come già in passato, in dotazione il motore Ferrari, però sarà la power unit nuova, la 2018, uguale a quella della Rossa. Mai successo.
Inizialmente verrà seguita, come da prassi quando si forniscono motori, dai tecnici del Cavallino che via via saranno integrati da quelli Alfa. Anche per questo si possono tirare sospiri di sollievo. Ve la vedete una Ferrari via dalla F1 che fornisce i propri motori all'Alfa e magari la vede vincere? Altro che uccidere la propria madre...
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