È stata una liberazione, come togliersi un peso. Il Tour parte e Firenze tira un lungo sospiro di sollievo: «Au revoir», a mai più.
Mai avevamo assistito a un Grande Départ così anonima, sottotono, in una città che non ha mostrato né colori tantomeno calore. La grande carovana della corsa più importante del pianeta dopo 110 edizioni aveva deciso (a fronte di un investimento di 6 milioni di euro, tra Firenze, Emilia Romagna e Piemonte, ndr) di aggiudicarsi la Grande Partenza, ma di grande c'è stata solo l'indifferenza.
Non serve andare molto indietro nel tempo, è sufficiente ripescare le immagini di Bilbao, dove la corsa francese è scattata dodici mesi fa. Tutta gialla, un impatto cromatico da capogiro, così come era accaduto a Copenaghen e a Bruxelles. Certo, Firenze è una città d'arte, di una bellezza mozzafiato, ma sarebbe bastato poco tingersi di giallo. Sin dalla stazione capisci che siamo finiti nel posto sbagliato per un evento magico: una bicicletta gialla che nemmeno capisci perché è lì. Lo sappiamo noi che siamo qui per la grande partenza del Tour, non lo sa nessuno per la città del giglio, che rimpiange i Bati, Baggio e forse Chiesa, ma di Pogacar non ne sentiva la necessità.
La presentazione di giovedì scorso in piazzale Michelangelo è stata per pochi intimi, solo dopo si è saputo che era a numero chiuso, per ragioni di sicurezza. Una piazza omologata per 24mila presenze, ma per l'occasione è stata aperta a soli 8mila sportivi.
Evito di parlarvi delle navette messe a disposizione di stampa, reporter, fotografi e tifosi: situazioni da carro bestiame modello sudamericano. Lì si che ne abbiamo viste di tutti i colori: erano tutti viola, di rabbia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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