Vince Tadej Pogacar, ma non siamo più al Giro d'Italia, e se è per questo non siamo più neanche nel Belpaese, perché ieri la carovana gialla ha salutato le nostre strade (anche Stefano Allocchio, direttore di corsa del Giro, qui per quattro tappe è stato il direttore di corsa della Grande Boucle, ndr) ed è tornato nel suo alveo naturale.
Basta il versante meno duro del Galibier, affrontato per la 63esima volta, perché lo sloveno faccia quello che gli riesce meglio: attaccare. Lo fa ad un chilometro dalla vetta (2642 metri, Souvenir Henri Desgrange, l'equivalente della nostra Cima Coppi, la vetta più alta del Tour), nel punto più duro e scollina con una decina di secondi di vantaggio su Jonas Vingegaard, l'unico che come da copione è in grado di rispondere all'attacco portato da Pogi. Poi, nella picchiata verso Valloire, lo sloveno costruisce il successo, filando via ad oltre 80 km orari (in alcuni punti ha superato i 100 km/h) e dilatando il vantaggio a oltre trenta secondi. Alle sue spalle a 35 il belga Remco Evenepoel, Juan Ayuso e Primoz Roglic. Leggermente più indietro Jonas Vingegaard. Adesso Pogacar, alla sua 15° vittoria stagionale, ha un vantaggio di 45 su Evenepoel e 50 su Vingegaard. «Abbiamo seguito il piano stabilito alla mattina ed è andato tutto come avevamo previsto ha raccontato a caldo il fuoriclasse sloveno, al suo dodicesimo successo al Tour, il numero 78 in carriera -. Queste strade le conosco bene, mi sono allenato qui tante volte in passato su Monginevro e Sestriere e per me ogni chilometro è stato come correre in casa».
Una bella dimostrazione di forza in salita, anche se la differenza la fa in discesa. «La strada era bagnata e in alcuni tratti non vi nascondo che mi sono anche spaventato ha aggiunto lo sloveno -, ma l'ho gestita bene. Quest'anno la situazione è migliore rispetto ad un anno fa, anche se dobbiamo andare avanti giorno dopo giorno». Uno a zero per lo sloveno sul miracolato danese, che solo tre mesi fa (il 4 aprile, ndr), era in un letto di ospedale con fratture multiple alle costole e uno pneumotorace. Ieri ha pagato qualcosa, ma c'è da credere che nella terza settima sarà pronto per dare filo da torcere.
Grande sconfitto di giornata l'ecuadoriano Richard Carapaz, che perde la maglia gialla ed esce in pratica di classifica: adesso è 22° a 5'28 dalla maglia gialla.
Si difende il nostro Giulio Ciccone, che resta lì fino a quando Pogacar non fa saltare il banco: per lui un 9° posto di tappa e la stessa posizione anche nella generale a 3'20 dallo sloveno.Oggi quinta tappa, si arriva a Saint-Vulbas: spazio alle ruote veloci.
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