Ancora una volta la parte peggiore del calcio ha avuto gli onori della cronaca. In prima serata, in diretta tv, è andata in onda la follia di un gruppetto di "tifosi" esaltati che ha pensato bene di trasformare una normalissima partita di calcio (neanche a rischio secondo le forze dell'ordine) in una serata di assurda e stupida violenza. A danno, come al solito, dello sport (quello vero) e dei tifosi (quelli veri, famiglie e bambini in primis). Italia-Croazia, valida per la qualificazione agli Europei di calcio, è stata sospesa due volte dall'abitro per lancio di fumogeni e petardi in campo. Necessario il robusto intervento della polizia per calmare i bollenti spiriti degli ultras e riuscire a concludere il match (finito 1-1). Un'assurdità, l'ennesima.
Alla fine diciassette croati sono stati arrestati, con l'accusa di violenza e minacce nei confronti degli steward, gli addetti ai controlli dello stadio. Si sarebbero anche resi protagonisti di un lancio di oggetti, tra cui parecchi fumogeni, in campo, contro gli stessi steward e le forze dell’ordine. Ai tifosi viene contestato, in particolare, il reato previsto dalla legge 401 dell'89 che punisce la "violenza o minaccia nei confronti degli addetti ai controlli dei luoghi ove si svolgono manifestazioni sportive", equiparati ai pubblici ufficiali. Da quanto si è saputo i denunciati sono 16 maggiorenni e un minorenne.
Come hanno avuto modo di vedere gli oltre 63mila presenti a San Siro e i milioni di spettatori collegati su Raiuno, lo stadio di Milano è finito letteralmente in balia di un gruppo di teppisti esagitati. Nulla di paragonabile rispetto al 3 ottobre 2010, quando la partita Italia-Serbia (si giocava al Ferraris di Genova) venne sospesa per i disordini scatenati dagli ultras serbi, capeggiati dal famigerato Ivan Bodganov, un energumeno pieno di tatuaggi che guidò quella notte di becera follia.
Stavolta per fortuna non siamo andati oltre i fumogeni. Tutto sommato è andata bene. Ma non bisogna cantare vittoria. Per un motivo molto semplice: come diavolo fanno e entrare tutti quegli oggetti pericolosi negli stadi? Fumogeni, bombe carta, lanciarazzi... L'azzurro Daniele De Rossi, sconsolato, nel dopo gara ha ammesso: "Allo stadio è entrato di tutto, succede spesso un po' ovunque e non so perché".
Pare che i controlli ci siano stati, soprattutto nei confronti del nucleo più duro degli ultras provenienti da Zagabria in pullman, minivan e auto. La prima perquisizione nei loro confronti è scattata Trieste, poi nuovi controlli a Milano. Ma evidentemente sono stati un po' troppo blandi (o comunque non sufficienti, quanto meno quelli fatti all'ingresso dello stadio), altrimenti non si spiegherebbe come sia potuto accadere la pioggia di fumogeni in campo.
La cosa assurda, che non ci stanchiamo mai di sottolineare, è questa: è mai possibile che una bottiglietta di acqua minerale da mezzo litro venga "bloccata", con l'obbligo di stapparla prima di entrare (a chi scrive è successo decine di volte) e che invece qualcuno riesca a far entrare sugli spalti fumogeni e strumenti per lanciarli a grande distanza (qualcuno valutando le traiettorie dei fumogeni ha parlato di lanciarazzi entrati chissà come a San Siro). Ben venga la "caccia alla bottiglietta" d'acqua o di Coca Cola, che se lanciata può far male (e parecchio), ma vogliamo bloccare anche gli oggetti più pericolosi?
Inutile ripetere per la millesima volta che il calcio così muore. Lo sappiamo già. Facciamo qualcosa per evitarlo. Imitiamo, anzi copiamo chi ha sconfitto davvero la violenza (vedi Inghilterra), dove gli hooligans erano una piaga terribile ma sono stati annientati. Oltremanica i teppisti ci sono ancora, il Regno Unito non è il Paradiso, ma per loro gli stadi ormai sono off-limits. E se succede qualcosa di storto in un impianto sportivo la legge fa il suo corso in modo talmente veloce che uno si ritrova in cella (di solito posta sotto allo stadio) in men che non si dica. Insomma, la follia ultrà può essere bloccata.
Ma bisogna prima di tutto volerlo fare. Se i politici non ci arrivano (o sono pigri) è il mondo del pallone che deve mettersi in prima fila, guidando la rivolta dei tifosi onesti. La "forza tranquilla" del calcio. Quello vero.
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