La storia della Ferrari si intreccia da sempre con le banche. Fin dai tempi in cui la Banca di San Geminiano che ancora oggi ha una filiale a Maranello proprio all'ingresso della fabbrica in via Abetone, nel 1930 concesse a Enzo Ferrari il finanziamento di un milione di lire per acquistare la palazzina liberty di viale Ciro Menotti a Modena, la prima sede della Scuderia. Solo che una volta era la Ferrari ad avere bisogno delle banche, oggi sono le banche ad aver bisogno del palcoscenico offerto dalla Ferrari. «Legati dalla passione e uniti nell'eccellenza», dice lo slogan scelto per celebrare l'unione tra Ferrari e Unicredit, due eccellenze tricolori, ma anche due aziende che hanno tanto in comune come hanno sottolineato i due ceo, Benedetto Vigna e Andrea Orcel. Non ci sono solo la passione e l'eccellenza a unirle, ma anche due valori imprescindibili come la sostenibilità e l'inclusività. E soprattutto una visione identica del futuro che deve essere affrontato dall'Europa senza paure («Quando ci si mette d'impegno le cose si fanno e la Ferrari ne è un esempio», ha detto il ceo di Unicredit a cui la figlia 14enne sta trasmettendo la passione per i gran premi). Ferrari-Unicredit non è una sponsorizzazione che si ferma al nome della banca sulle paratie laterali dell'ala posteriore e in altre zone della monoposto e delle tute. «È qualcosa che va oltre e ve ne accorgerete all'inizio di marzo», aggiunge Orcel alludendo ad un grande show a Milano i cui dettagli sono ancora top secret.
Come segreti sono gli spostamenti di Lewis Hamilton, anche se Benedetto Vigna ha ammesso che «all'interno dell'azienda c'è tanta fibrillazione e tanta voglia di cominciare a lavorare con lui la prossima settimana (martedì 21, ndr)» e Orcel ha precisato che «le basi dell'accordo sono state poste prima che si sapesse di Hamilton, per cui ci siamo trovati un bel regalo». Il ceo della Ferrari è rimasto molto colpito dal messaggio che Lewis ha postato su LinkedIn con quell'«andiamo», scritto in italiano: «Un messaggio per l'Europa, ci dice c'è un cambiamento, ma andiamo, non abbiamo paura. Si è rimesso in gioco a 40 anni in una cultura diversa dalla sua. Mi ha ricordato Montanelli che a 80 anni decise di accettare una nuova sfida». Auguriamo a Lewis un finale migliore di quello del grande Montanelli a La Voce
Il messaggio di Vigna è «Ruote a terra». Realista. «Sono molto orgoglioso di quello che la squadra ha fatto lo scorso anno rialzandosi dopo i mesi di crisi.
Lewis ci darà una nuova spinta, noi impareremo da lui e lui imparerà da noi. Sarà come una danza: l'importante è non perdere il passo. Abbiamo fatto un buon lavoro e restiamo uniti, anche se faremo errori, perché se non fai errori non fai innovazione. Certo poi dagli errori bisogna imparare».
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