Sotto il cielo della Florida, a Jacksonville, dopo il tormento, Marcell Jacobs, campione olimpico sui 100 a Tokyo, cerca di rivedere le stelle che da 230 giorni sembrano così lontane. Torna a correre sui 100 metri e questa sera, intorno alle nove e trenta, sapremo se davvero il cilicio che in allenamento lo ha legato alle macchine per la supervelocità del suo nuovo guru Rana Reider hanno risanato mente e muscoli del poliziotto bresciano nato ad El Paso nel 1984, l'unico velocista italiano andato ben sette volte sotto i 10 secondi netti.
Ci sono stati esordi meravigliosi nei suoi otto anni passati seguendo il Camossi che lo ha portato alle grandi vittorie, ma adesso siamo davvero felici di ritrovarlo con gli artigli smerigliati in Florida, nella speranza che arrivi presto anche il tempo, dietro il muro dei 10 secondi che servirà per pensare alle Olimpiadi di agosto a Parigi, anche se prima lo vorremmo superveloce a Nassau con la staffetta azzurra plurimedagliata nel mondiale delle Bahamas del 4-5 maggio, ultimo viaggio prima di ritrovarlo a Rieti dove sulla pista rinnovata lo squadrone di Reiner, i molti campioni che hanno lavorato con Marcell in questi mesi e che oggi correranno contro di lui in Florida, prepareranno i Giochi nella speranza che la sfilata sulla Senna si faccia davvero come promette la signora sindaco Hanna Hidalgo in queste giornate di tempesta come dice troppo spesso Macron.
Dal 16 maggio Jacobs lavorerà fra le fotocellule e i nuovi macchinari arrivati dalla Svizzera nel campus avveniristico di Rieti, oasi di pace e di fatica, ascoltando le voci di chi su quella pista ha battuto tanti record ai tempi di Giovannelli, dei Milardi. I muscoli di Marcell rivisitati e speriamo risanati come potrebbe giurare Simone Collio, ex velocista di grande qualità, che adesso regala le sue mani preziose come fisioterapista, e non soltanto quelle, ai campioni dello squadrone dell'uomo di Corona che compirà 54 anni in luglio, nella speranza che il passato sia dimenticato anche per lui.
Per Jacobs, che il 18 maggio sarà in pista a Roma nel Meeting sprint, il vero appuntamento per scoprire se davvero la presa a terra, l'aerodinamicità saranno quelle da cui poi dovranno guardarsi i rivali che troverà a Parigi, lasciandolo libero di concentrarsi cercando diamanti a Ostrava il 28 maggio, poi in Scandinavia, fra Oslo e (o) Stoccolma pochi giorni dopo (30 maggio o 2 giugno) cinque giorni prima della sfida agli europei sulla pista dell'Olimpico.
Questa purificazione cercata in un esilio dorato, questa vita nuova con l'atletica come passione e unico pensiero, senza doversi distrarre per accontentare chi pensa soltanto all'immagine e non alla fatica che si deve fare per stare in cima alla montagna dello sport, potrebbe darci davvero il portabandiera per la sfilata finale delle Olimpiadi, sarebbe meraviglioso se lui e magari Sinner nel tennis potessero mettere in difficoltà il Coni che certo dovrà prestare attenzione anche ai nostri fortissimi nuotatori per Giochi dove
vorremmo e forse potremmo anche vincere più di 50 medaglie. Sogno di mezza estate nella speranza che sia lo sport nazionale, la sua base di volontari, i suoi tecnici a poter brindare. senza essere dimenticati il giorno dopo.
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