La vendetta di Maurito si abbatte sul Palermo

L'Inter attacca, rischia, vince meritatamente e per una volta non prende gol. Dopo la prima rete la squadra un po' dorme ma reagisce. La curva contesta giocatori e Moratti, poi si zittisce

La vendetta di Maurito si abbatte sul Palermo

Tre pappine, era un po' che non succedeva, l'Inter ha attaccato, ha rischiato, ha vinto meritatamente, non ha preso gol. Il Palermo paga fin troppo, merita i suoi punti, Zamparini aveva previsto una trasferta difficile, buon intuito.

Ora non è tutto a posto, non facciamo ridere, non sarà questa la partita della svolta o della rinascita, è solo una vittoria secca che fa crescere l'autostima.

Ma dopo il primo gol l'Inter si era come addormentata, in quella mezz'ora che mancava alla fine del primo tempo si è visto tanto Palermo, gran lavoro di Morganella che avrà fatto la fascia venti volte, bene Dybala che ha costretto Juan Jesus al fallo con ammonizione. Tanto Palermo ma zero conclusioni, l'unica è stata di Rigoni su centro di Lazaar che anticipa i centrali dell'Inter e in scivolata mette fuori. Mancini ha messo giù un bizzarro 4-1-2-1-2, con Kovacic e Hernanes in panchina, Medel davanti alla difesa e Shaqiri dietro Palacio e Icardi. L'azzardo è stato schierare Nagatomo, in settimana Mancini aveva provato Obi, il giapponese non era al meglio e al 36' ha lasciato il campo a Dodò per un problema muscolare alla coscia sinistra. Non è cambiato molto, la difesa ha retto, Handanovic non è mai dovuto intervenire seriamente, mentre Sorrentino un po' ha lavorato, il gol di Guarin, la paratona sul colpo di testa di Juan Jesus, graziato alla mezz'ora da Palacio che in area e senza pressione, ha messo di testa a fil di palo. Le conclusioni ci sono state ma l'idea era quella di una partita che avesse perso ritmo. Che fosse delicata si sapeva, nonostante Mancini tendesse a sdrammatizzare la faccenda ma la tensione dopo tre sconfitte consecutive non lasciava altri margini all'unica soluzione possibile. Un segnale arrivava dalla curva silente con drappi stesi in successione, ce n'era per tutti, giocatori senza attributi, per Moratti e le sue uscite inopportune (ma questa sembrava telecomandata a distanza), poi anche per Zamparini che si era permesso di condannare i duecento della trasferta di Napoli. Intanto l'Inter lavorava, un po' casino e un po' da applausi, l'inerzia è cambiata a inizio ripresa quando il Palermo è riuscito a non segnare con una difesa dell'Inter ai limiti dell'indecente. Divertente, sembrava una di quelle partite al mare, miracolo di Handanovic su destro di Dybala, palla a Vasquez che legna e prende il palo, finisce nuovamente sui piedi di Dybala che in area piccola colpisce forte e la alza incredibilmente sopra la traversa. Il secondo tempo era iniziato da sette minuti e a quel punto era possibile immaginare l'ennesima botta per il Mancio e la sua truppa. Invece la reazione è stata veemente, il Palermo ha iniziato ad arretrare sotto i colpi di Medel, Guarin e Brozovic. Guarin trova Icardi a venti metri dalla porta di Sorrentino, colpo di testa e palo, gesto clamoroso, sfortuna nera, il secondo legno consecutivo per Maurito, il dodicesimo colpito fin qui in campionato.

Non è finita, ancora Shaqiri a calciare un angolo, questa volta è Ranocchia a svettare, ancora un legno. Senza soluzione per il Palermo, tolto il fiato fino al raddoppio di Icardi dopo combinazione e palla che passa da Guarin a Palacio, dodicesimo gol del centravanti argentino. Punteggio rassicurante.

Adesso è diventata un'Inter-Palermo vecchi tempi, e Mancini non è più in piedi al limite della sua area anche se si protegge, entra Campagnaro per Palacio, un minuto dopo Icardi s'incarta in area con la palla fra i piedi ma era circondato, un minuto dopo è Shaqiri a lasciare il posto a Kovacic. Quando Icardi segna il 3-0 ci si comincia a guardare attorno, gufi spariti, curva silente, sono solo tre punti, c'è ancora un'autostrada davanti ma il Mancio ha ragione, qui c'è polpa.

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