La notte di Reggio Emilia consegna all'Italia di Ventura una vittoria con il fiatone, ma preziosa nell'ottica del girone: l'Albania allenata da Panucci non va al di là del pari in Macedonia e scende in classifica a -6 dagli azzurri, ai quali basterà ora un punto nelle ultime due gare per assicurarsi il secondo posto. Il mese di settembre è tradizionalmente ostico per la rappresentativa azzurra e lo si vede anche al Mirabello dove Buffon e compagni soffrono a lungo, venendo a capo della gara con qualche lampo ma con un gioco a lungo latitante. Gara non brillante, dunque, ma traguardo minimo vicino. Anche se la Nazionale attuale non può confortare in vista del playoff di novembre.
Il sospiro di sollievo del ct dopo la zuccata di Ciro Immobile (al settimo gol in azzurro, il sesto con Ventura) che rompe l'equilibrio dopo un primo tempo inguardabile - e stavolta di fronte non c'era la Spagna... - è l'immagine chiave della notte emiliana. La rete dell'attaccante della Lazio sblocca psicologicamente una squadra ancora stordita dal ko di Madrid ma resta l'unica nonostante le tante conclusioni dell'Italia, alcune delle quali sventate dal portiere.
La gara con Israele, squadra modesta tecnicamente che però chiude a lungo gli spazi agli azzurri con un centrocampo affollatissimo, conferma che la condizione atletica di molti non è ancora al top e che lo schema 4-2-4 sfavorisce alcuni degli interpreti dai quali ci si aspetterebbe la giocata illuminante. Il modulo appare ideale quando si deve fare la partita contro avversari più deboli (lo ha insegnato proprio la gara del Bernabeu, come ha ammesso alla vigilia lo stesso Ventura) ma Verratti e Insigne continuano a essere a disagio incastonati in questo sistema tattico. Il giocatore del Psg, ammonito e dunque squalificato per la sfida con la Macedonia, fatica a inventare qualcosa e quando esce dal campo per essere sostituito da Montolivo, viene addirittura fischiato; a quello del Napoli non riescono i numeri ormai collaudati nella squadra di club. E questo resta un punto sul quale lavorare. In più De Rossi, che nella Roma gioca davanti alla difesa, pare in difficoltà dovendo avanzare di almeno una ventina di metri il proprio raggio d'azione.
Primo tempo da dimenticare con un'Italia che mostra una velocità di manovra molto lenta. Scarso è anche il movimento delle punte tanto che Belotti e Immobile toccano dieci palloni in 45 minuti. Israele fa superiorità numerica nella zona mediana, badando non tanto a controllare i nostri quanto a restare molto stretta per impedire qualsiasi iniziativa all'Italia. La squadra pare in confusione, senza idee e gioco, nessuno riesce a dare luce alla truppa, in più gli avversari sono più rapidi sulle palle vaganti. Così solo due occasioni per gli azzurri con Belotti e Insigne (bravo Harush) e maggiori rischi per Buffon che deve superarsi su Cohen. E gli azzurri escono dal campo tra i fischi.
Nel secondo tempo, evidentemente sferzata da Ventura nell'intervallo, l'Italia scende in campo con piglio diverso. La palla si muove più velocemente, la manovra è interpretata in maniera diversa. E l'ingresso di Zappacosta regala maggiore pericolosità dagli esterni. Il piede di Candreva serve un assist perfetto per la testa di Immobile che torna al gol dopo la zuccata di Palermo all'Albania il 24 marzo scorso.
La rete tranquillizza l'Italia che non esalta, ma rischia pochissimo e porta a casa un successo che permetterà ora di pianificare la marcia di avvicinamento ai playoff. Intanto bisognerà ritrovare sicurezza e condizione atletica, magari con altri protagonisti recuperati alla causa azzurra.
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