La vera realizzazione di papà LeBron James. Gioca per la prima volta con il figlio Bronny

Nell'amichevole dei Lakers i due in campo insieme per quattro minuti. Non era mai successo nell'Nba

La vera realizzazione di papà LeBron James. Gioca per la prima volta con il figlio Bronny
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Tutto vero, in una città finta, o quasi. Un copione che forse non andrebbe bene per un film, perché troppo fantasioso, ma che è invece realtà: padre e figlio, 39 e 20 anni, in campo assieme per la prima volta. LeBron e Bronny James, dei Los Angeles Lakers. È successo nella notte italiana tra domenica e ieri, per quattro minuti e nove secondi, all'inizio del secondo quarto dell'amichevole precampionato contro i Phoenix Suns, persa dai gialloviola 118-114, risultato di cui non si ricorderà nessuno già oggi. Non era mai successo nella storia della Nba, e a dire il vero perché sia ufficiale dovrà accadere durante la regular season, che inizia per i Lakers martedì 22 ottobre, contro i Minnesota Timberwolves, ma intanto, nell'era dell'apparire, l'occhio è stato accontentato e l'immagine di padre e figlio fianco a fianco, James con la canotta numero 23 e James Jr con la 9, è qualcosa che è già difficile togliere dalla mente, anche perché nel giro di poche ore era ovunque. Bronny, oltretutto, l'altroieri compiva 20 anni, altro aspetto di un copione che sarebbe stato rigettato perché troppo mieloso, molto più di quando, 34 anni fa, accadde lo stesso nel baseball, con Ken Griffey Sr e Ken Griffey Jr compagni di squadra a Seattle. Il paradosso dell'epifania padre-figlio, si diceva, è che sia avvenuta a Palm Desert, nata per caso nel deserto (e si capiva) della Coachella Valley, circa 200 chilometri a est di Los Angeles, e contrassegnata dalla presenza di Sun City Palm Springs, una gigantesca casa di riposo con oltre 9000 residenti distribuiti in oltre 5000 residenze, con le classiche zone residenziali edificate dal nulla e identificate da nomi ideati in modo del tutto estemporaneo, come il Toscana Country Club, le cui vie si chiamano Via Saturnia, Via Prato, Via Volterra. Letteralmente sparite dalla storia le comunità native americane, questo angolo di California che da color sabbia è diventato verde ospita pure, al suo lato orientale, il tennis di Indian Wells e a quello settentrionale, non molto lontano dalla... Toscana, proprio l'Acrisure Arena dove è andata in scena il passaggio di testimone, la realizzazione di un desiderio che LeBron covava da anni ed aveva espresso più volte, ancor più quando Bronny, durante l'unico anno di università (Southern California, a Los Angeles), ha superato lo spavento di un attacco cardiaco. I Lakers poi lo hanno scelto al secondo giro del draft e si è trattato della chiamata più scontata della storia recente, che sia vera o meno la storia della pressione che Rich Paul, l'agente, avrebbe fatto sulle altre squadre, minacciandole di portare Bronny a giocare in Australia se qualcuna di loro avesse avuto il coraggio di fare il nome del ragazzo prima dei Lakers. Una delle grandi fortune di Bronny è la differenza di statura, attitudine e ruolo rispetto al padre, che impedirà paragoni: 1,88 contro 2,06, difensore più che attaccante, guardia e non ala o qualsiasi cosa LeBron abbia sempre voluto essere. Sotto esame da quando aveva 10 anni, Bronny in realtà non ha mai fatto passi falsi, fors'anche per la severità di LeBron.

Unico colpo di vita quel 9 sulla maglia, omaggio all'album 999 del rapper Juice WRLD, morto a 21 anni, nel 2019, dopo aver ingerito una serie di pastiglie di composizione sospetta per impedire che venissero sequestrate dalla Polizia che aveva circondato l'aereo privato dell'artista.

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