Nel catino dei grandi peccati è spuntato il piede d'oro di uno dei tanti Mario che contano nel calcio di Germania. Vince Mario Goetze, enfant costoso (37 milioni) della storia calcistica tedesca, ma ora ragazzo d'oro per la storia nazionale. Se n'è andato Lionel Messi calciando un'ultima palla in alto nel cielo come neppure un brocco, pulce dorata con la faccia triste e il dubbio di non essere davvero un Maradona. La Germania si porta a casa la quarta coppa del mondo, sfata il tabù del Sudamerica proibito per le squadre europee e quelli suoi di eterna piazzata, ancora una volta vale la regola del campioni del mondo 24 anni dopo, e ancora contro l'Argentina.
Stavolta il diavolo non ci ha messo lo zampino e il calcio ha premiato la squadra che valeva il mondiale. Squadra compatta, equilibrata, un po' sciupona quanto l'Argentina che ti riempie gli occhi ma non sempre la pancia. I gringos hanno tenuto alto il muro difensivo, ma hanno ancora sbagliato tanto. Vince un calcio che ha costruito un successo anno dopo anno, e ci mette la faccia un ragazzo del 1992, quasi il pallone ci abbia voluto insegnare qualcosa.
Eppure le stelle non avevano regalato segnali incoraggianti alla Germania: Khedira fuori pochi attimi prima di entrare in campo per un problema al polpaccio. Kramer, il suo sostituto, un altro di buona sostanza messo ko, stordito e affondato da un colpo di Garay dopo mezzora. E tanti saluti alle tattiche con la Germania diventata per necessità a formidabile trazione offensiva con tre attaccanti, più Ozil e Kroos nella parte del centrocampista di mezzo campo. C'era da esserne preoccupati anche per Loew, e con Rizzoli che dispensava cartellini gialli(due) solo ai panzer. Anche se l'arbitro ricambierà nella ripresa, in una partita nervosa a tratti.
Poi il gioco, la partita, le occasioni hanno creato alternanza e emozioni, soprattutto hanno mostrato l'imperfezione delle due squadre e il bello (o il brutto) dei loro uomini di riferimento. Messi fuori e dentro la partita, come in tutto il mondiale: imprendibile in certi attimi, dissolto in altri. La Germania ha cercato gioco lento, forse troppo compassato, munito di tanta pazienza. L'Argentina ha prodotto falle nella difesa tedesca quando Lavezzi e Messi si sono provati a zizzagare palla al piede. Più monotono l'approccio d'attacco dei panzer, sempre a caccia delle fasce laterali e di un giocare avvolgente che andasse a pescare gli inserimenti di Klose o Kroos. Ozil ha cercato di essere l'uomo di riferimento, Muller ha corso come un dannato. Tutta una partita in alternanza tra errori e sbalordimenti, non certo gol nei 90 minuti. Higuain si è mangiato una prima occasione, poi una seconda (smarcato da una sbadataggine di Kroos) che non lo farà dormire mai, con Neuer graziato dal tiro.
La difesa tedesca ha fatto intuire le sue fatiche nel tener dietro alla velocità avversaria, Boateng e Hummels si aprivano come le acque. Però gli sbreghi erano suturati dal senso della posizione di Schweinsteiger, uomo salvagente per tutti. E quando il Pipita finalmente ce l'ha fatta, ecco il gol che non valeva: in fuorigioco. É stato il segnale che la Germania si doveva svegliare e che le stelle non erano poi così avverse. L'Argentina molto compatta a centrocampo, se ne stava in agguato ad attendere gli errori. Tattica intelligente che ha sussultato quando la Germania ha cambiato faccia nel finale del tempo: Schurrle e Kroos dapprima hanno imbarazzato Romero, invece Howedes ha fatto spuntare la testolona nell'area avversaria per mandare la palla a sbattere sul palo. Colpi al cuore e colpi di scena degni delle vibrazioni del Maracanà. Un po' meno di una finale mondiale che pretende colpi da killer e non da spolverino.
Impressione rispuntata anche nella ripresa quando Messi, nel suo fuori e dentro dal palcoscenico, ha creato le occasioni più eccitanti, ma con tiro poco calibrato. E così i tedeschi: Muller, Schurrle e Kroos troppo morbidi, poco cattivi nel concludere. Partita che non si è mai smossa dal suo senso di equilibrio, dal giocare attento a centrocampo, vanificato da unghie spuntate e difese arroccate, seppur ballerine. Argentini rinforzati, ad inizio ripresa, da Aguero eppoi da Palacio, ma niente da fare. Klose ha chiuso prima dei tempi regolamentari. Schurrle e Palacio si sono mangiati occasioni nei supplementari. Aguero, al massimo, ha fatto svolazzare i pugni. Troppi peccati, finché Schurrle non ha pescato il minuto d'aria sulla fascia, cross di sinistro per l'aggancio in area e il tiro del solitario Goetze, guarda caso il rimpiazzo di Klose. Nemmeno avessero parlato le stelle.
Marcatori: 8' sts Gotze
Germania: Neuer, Lahm, Boateng, Hummels, Howedes, Kramer (31' pt Schurrle), Schweinsteiger, Muller, Ozil (14'sts Mertesacker), Kroos, Klose (43' st Gotze). Ct Löw.
Argentina: Romero, Zabaleta, Demichelis, Garay, Rojo, Biglia, Mascherano, Perez (41' st Gago), Messi, Higuain (33' st Palacio), Lavezzi (1' st Aguero). Ct Sabella.
Arbitro: Rizzoli (Italia).
Ammoniti: Howedes, Schweinsteiger, Mascherano, Aguero.
Spettatori: 85mila circa
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