Balla, salta, abbraccia, ride dentro e ride fuori Lewis Hamilton. Dopo la batosta rimediata dalla Ferrari due settimane fa a Monza, il presidente Marchionne aveva chiesto ai suoi di lavorare «per togliere il sorriso dalla faccia di quelli lì...». Quelli lì i tedeschi della Mercedes, quello lì l'austriaco Toto Wolff a capo dei tedeschi, quello lì l'inglese Lewis Hamilton che fa volare l'auto dei tedeschi. Solo che quelli lì che a Monza sorridevano, adesso ridono. Perché la Ferrari non gli ha tolto il sorriso ma si è tolta di mezzo dopo una manciata di metri di questo disgraziato Gran premio di Singapore. Vittoria numero tre per Hamilton nella corsa by night, vittoria numero 60 in carriera e allungo decisivo a più 28 punti su Vettel. Dieci edizioni fa Lewis, all'epoca pilota McLaren, era in lotta con Felipe Massa e la Ferrari quando la Rossa, al pit stop sotto safety car, si portò via la pompa della benzina per un errore dell'addetto allo start. Anche quella notte in molti risero perché il Cavallino a zonzo per la pit lane con la coda spenzolante non era stata immagine meravigliosa. Due mesi dopo, a Interlagos, Lewis avrebbe vinto il titolo per un solo punto sul povero brasiliano.
Singapore 2008 fu gara rocambolesca e drogata dalle furberie della Renault di Briatore e dall'incidente volutamente innescato da Piquet junior, ma il tubo della pompa attaccata alla Rossa fu tutto farina della Rossa. Così come ieri è stata soprattutto farina dei piloti Ferrari il guaio in cui si sono volutamente cacciati. Perché se hai accanto un viziato impunito e talentuoso come Max Verstappen, un prodigio protetto e pericoloso che ti ha già fatto scherzetti dannosi al via, sei tu Seb Vettel con quattro titoli mondiali in bacheca, tu che lotti per il titolo a dover fare attenzione e a non spostarti verso sinistra per intimidirlo perché quello, stai certo, non mollerà. Così come sei tu scudiero Kimi Raikkonen fresco di rinnovo perché hai promesso di aiutare la causa rampante a non dover complicare la medesima causa partendo tutto a sinistra come volessi vincere il Gp ma dimenticandoti di controllare e tenere dietro Hamilton che invece, anche grazie a te, si è ritrovato pista libera a destra. Fatto sta, Verstappen è diventato un sandwich e in tre sono finiti fuori. E così, a Gran premio concluso, mentre Lewis rideva, mentre Lauda rideva, mentre Wolff se la godeva, le parole più vere e giuste e impietose per descrivere quanto successo al via le ha pronunciate uno che ride sempre come Daniel Ricciardo: «Ho visto il caos, erano tutti e tre troppo vicini».
È infatti questo il punto, e cioè che fossero tutti terribilmente incollati come se da quella prima curva dipendessero le sorti dei rispettivi mondi. Ma se Verstappen aveva il diritto di sfidare la sorte visto che non aveva nulla da perdere, così non Vettel che tutto aveva da perdere e tutto ha perso. Questa è purtroppo la cruda verità: i ferraristi, regalando una vittoria già ipotecata dalla splendida pole e dal circuito amico della SF70H, non hanno solo mancato aggancio e sorpasso mondiali; hanno spalancato ai forti rivali le porte per conquistare il titolo. Per il Cavallino, Singapore era fondamentale per mettere fieno in cascina in vista dei prossimi sei Gp che, tolti Brasile e Abu Dhabi a fine stagione, sono tutti pro Mercedes.
Ora dovrà invece affrontarli sperando che da qualche parte la Mercedes ed Hamilton restituiscano il regalo ricevuto. Chissà mai che a furia di ridere sguaiatamente non gli vada qualcosa di traverso. È l'unica speranza. Dopo tanto lavoro, una triste speranza.
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