"Vi racconto Puliciclone, il mio gemello del gol. È lui il granata più amato"

Domani fa 70 anni il bomber dell'ultimo scudetto "È nel cuore di tutti subito dopo il Grande Torino"

"Vi racconto Puliciclone, il mio gemello del gol. È lui il granata più amato"

Settant'anni in solitudine. Sono quelli che si regala Paolo Pulici, il mitico Puliciclone di breriana memoria, che domani taglia il bel traguardo dei 70 anni ma non vuole pubblicità, aiutato anche dai tempi che proibiscono grandi festeggiamenti. «Ho detto no a tante interviste, preferisco passare questo momento in pace». Paolo Pulici è anche questo, antipersonaggio fin dai tempi in cui segnava gol a valanga: 142 in 401 partite di serie A tra il '68 e l'85, soprattutto con il Torino (14 stagioni, capocannoniere assoluto della storia granata), ma anche con Fiorentina e Udinese a fine carriera.

Puliciclone si rifugia nel silenzio e allora parla per lui il suo gemello del gol, Ciccio Graziani, che ha formato con Pulici una coppia leggendaria nel Toro anni Settanta e che conosce Paolo meglio di ogni altro: «Non vuole parlare? Peccato, anche perché 70 anni si festeggiano una volta sola Però lui è sempre stato così, molto schivo. Mi ricordo che una volta ci voleva Chiambretti a una sua trasmissione, ma non è venuto».

Graziani, se le dico una data, 18 novembre 1973, e una partita, Sampdoria-Torino, cosa le viene in mente?

«Il mio esordio nel Toro. Sostituivo Gianni Bui, quindi fu la prima volta che mi trovai a giocare con Pulici. E iniziò la nostra grande avventura, direi la nostra epoca perché gli anni Settanta per il Torino furono veramente speciali».

Che coppia eravate?

«Una coppia meravigliosa, perché col tempo scoprimmo di essere molto complementari. Io servivo a lui e lui serviva a me. Eravamo un binomio perfetto e i numeri parlano chiaro: 200 gol tondi in due in otto campionati giocati assieme, 102 lui e 98 io. Numeri che dicono tutto sulle potenzialità della nostra coppia. Avevamo un'intesa fantastica. Però entrambi dobbiamo ringraziare molto soprattutto Claudio Sala».

Quando si dice gemelli del gol, in fondo, si pensa sempre a voi due. Anche se non siete stati gli unici.

«Affiatati come noi penso Vialli e Mancini. Ma noi abbiamo avuto otto anni di continuità».

Qual è stata la partita indimenticabile a livello di coppia?

«Una vittoria per 5-1 a Roma contro la Lazio. Lui fece tre gol e io due. Una giornata indimenticabile, la difesa della Lazio non riusciva a contenerci. In quella partita siamo stati devastanti».

Una coppia che però non ha saputo ripetersi in Nazionale. Lei 64 presenze e 23 gol, Pulici solo 19 partite e 5 reti con due partecipazioni mondiali senza giocare.

«È vero, ma va tenuto conto che Paolo in quegli anni ha avuto sempre grandi competitor: prima Riva e poi Bettega. C'era una concorrenza fortissima, pensi anche a Savoldi, e non era facile giocare in Nazionale».

Lei invece ha saputo resistere anche quando è arrivato Rossi.

«Sì, perché mi sono spostato io da centravanti, ma a quel punto Pulici, che ha due anni più di me, era già fuori dal giro azzurro».

Dal Torino invece se n'è andato prima lei

«Due anni prima: nell'81 sono andato alla Fiorentina, dove lui arrivò due anni dopo, quando io passai alla Roma, uno strano incrocio ma sempre uniti dal destino. Io ho giocato con altri grandi attaccanti come Pruzzo o come Bettega e Rossi in Nazionale, ma l'intesa che avevo con Paolo non l'ho avuta con nessun altro. Anzi dirò di più, credo che Pulici sia stato l'attaccante più completo di tutti: segnava di destro e di sinistro, era forte di testa, in acrobazia. Era un attaccante moderno, se giocasse oggi farebbe 35 reti a stagione. Allora invece dovevi liberarti dello stopper e poi ti trovavi il libero altre difese».

C'era un difensore che lo metteva in difficoltà?

«Direi Roversi: ricordo che soprattutto a Bologna era uno dei pochi che lo faceva soffrire».

Un ricordo particolare di quegli anni?

«Quando al giovedì Radice ci faceva allenare a tirare in porta. Salvadori e Patrizio Sala crossavano e noi dovevamo calciare. E allora lì si vedeva il miglior Pulici, certe rovesciate spettacolari La gente veniva apposta e vedere l'allenamento, perché sapeva che era uno show».

È vero che è il granata più

amato del dopo Superga?

«Forse sì. I granata ce l'hanno nel cuore, come Meroni e come Ferrini, il grande capitano. Ma Paolo ha giocato veramente tanti anni e soprattutto ha vinto. Quello scudetto indimenticabile».

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