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Vuelta 18° tappa: presentazione percorso e altimetria

Una sola giornata di (relativo) relax e si torna a salire. Niente a che vedere con le montagne dei giorni scorsi, ma un'ascesa, il Monte Castrove, da ripetere due volte. La seconda sarà l'arrivo in quota, sul quale i favoriti potrebbero di nuovo darsi battaglia

18° tappa e la Vuelta si prepara ad emettere i suoi verdetti
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Siamo in Galizia, terra che coniuga il mare, e per la precisione l'oceano, alle salite. La frazione non è lunga, da Estrada a Monte Castrove sono 157 chilometri, ma gli ultimi 30 possono creare scompiglio. C'è una salita da ripetere per due volte quasi in successione, di per sé non è durissima, ma affrontarla un paio di volte potrebbe renderla più selettiva. Come da canovaccio consolidato, la tappa è pressoché innocua per due terzi: dalla partenza si punta verso il mare, su una strada piatta che presenta solamente qualche morbida salitella per circa 60 chilometri. Dopodiché spariscono anche le insidie altimetriche e la parte centrale è completamente liscia. In questo tratto, al km 98, si trova il primo sprint intermedio, in località Sanxenxo.

La strada piatta finisce nei pressi di Pontevedra, e qualche chilometro più avanti comincerà il primo passaggio sul Monte Castrove. La salita è di 2° categoria ed è lunga poco meno di 7 chilometri; in teoria lo spazio per sfidarsi a viso aperto c'è, perché le pendenze non sono affatto semplici: per una buona metà si sale al 7%, poi nel settore finale l'arrampicata si inasprisce fino a toccare il 9%. Questo è il punto in cui sferrare l'attacco se si vuole provare a far saltare il banco, o quanto meno tentare di rendere difficile la vita ai più forti, costringendoli ad inseguire. La discesa è decisamente più dolce della salita e poco tecnica, con qualche curva a spezzare lunghi tratti rettilinei. Al termine è posto il secondo sprint intermedio, in quel di San Xoan de Poio (km 148).

Pochi chilometri di pianura e poi si ricomincia a salire di nuovo sul Monte Castrove, per l'ultima volta, quella decisiva. Come già detto, gli ultimi due chilometri sono quelli cruciali, in cui si può far male se si affonda il colpo con decisione. Non è da escludere che possa arrivare in cima la fuga: è probabile che la Tinkoff non si danni l'anima per inseguire un manipolo di attaccanti, che all'arrivo saranno utili per togliere abbuoni a Valverde, che possiede uno spunto decisamente più veloce rispetto a Contador. Quindi se i fuggitivi avranno un buon margine al primo passaggio sul traguardo, potrebbero difenderlo fino alla fine della frazione. Se invece i big arriveranno tutti insieme, facile prevedere le squadre al lavoro e poi distacchi risicati, si combatterà per rifilare pochi secondi, come del resto è avvenuto finora (tranne che a La Farrapona).

Il finale, però, ispira ad attaccare e qualche coraggioso potrebbe sfruttare la prima salita per andarsene e cercare di scardinare lo schema classico: ci vorranno gambe, certo, e finora nessuno ha mai provato ad uscire dai canoni prestabiliti.

Questo è un po' il limite della Vuelta 2014, nella quale gli organizzatori hanno piazzato qua e là insidie e trampolini di lancio per rendere meno prevedibile la corsa, ma nessuno ne ha approfittato. Domani è una delle ultime occasioni per sparigliare le carte e cercare di ravvivare un giro che, poco a poco, sta scivolando fra le braccia di Contador.

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