Una squadra speciale a caccia dei terroristi

Filmati, siti in lingua italiana e araba, schedature delle attività di politici locali e nazionali, una mappa di tutte le caserme della città e altro, molto altro ancora. È materiale molto interessante (e soprattutto corposo) quello rinvenuto sul computer di Mohamed Game, il libico 35enne autore dell’attentato alla caserma Santa Barbara di piazzale Perrucchetti. Così, mentre a giorni è prevista la richiesta di rinvio a giudizio perché le indagini preliminari svolte dalla Digos e che lo riguardano sono, secondo fonti investigative, «praticamente chiuse», una squadra di investigatori continuerà a lavorare alla ricerca degli altri homegrown terrorists, i terroristi fai da te che gli inquirenti ormai sono certi abbiano affiancato nell’ultimo anno e mezzo l’attentatore. Persone nascoste nell’ombra, incensurate, apparentemente integrate o semi-integrate, ma che professano un islamismo radicale votato alla distruzione del mondo occidentale.
«Game resta senza dubbio il personaggio più carismatico del gruppo, quello che tirava le fila di questo movimento islamista radicale cresciuto piano piano e silenziosamente all’ombra della moschea di viale Jenner - spiegano in Procura - ma da quando è a Milano ha fatto proseliti. Si è creato, per così dire, la sua ristretta filiera, reclutando altri “fratelli” che, rimasti in libertà, adesso potrebbero costituire un pericolo. Per quel che ci riguarda il libico è un kamikaze a tutti gli effetti, un musulmano che voleva morire nel nome di Allah e della sua fede, quindi tra i più estremisti. Le sue disavventure personali e i problemi famigliari e psicologici che ne sono derivati possono solo aver accelerato il suo processo d’introspezione e di avvicinamento alla religione (dal suo computer risulta chiaramente come abbia studiato a fondo il Corano, ndr), ma il proprio personalissimo percorso estremista quest’uomo se l’era scelto da solo e da un pezzo. Non importa se durante gli interrogatori non ha fatto altro che dire un sacco di stupidaggini al solo scopo di confonderci le idee, non solo non raccontando nulla di utile alle indagini ma anche continuando, ad esempio, ad affermare che il suo voleva essere “solo un atto dimostrativo”. Ma che atto dimostrativo! Non dimentichiamo che la mattina dell’attentato Game teneva dell’esplosivo in mano e si stava facendo saltare in aria: se non è un kamikaze questo. Tuttavia lui resta solo il più motivato del gruppo».
E gli altri? «I suoi due complici nell’attentato, l’egiziano Mahmoud Abdelaziz Kol, 52 anni e l’altro libico, il 33enne Mohamaed Imbaeya Israfel, 33 anni, di fatto l’hanno aiutato soprattutto a trovare le sostanze necessarie alla fabbricazione dell’ordigno scoppiato alla Santa Barbara - assicurano fonti investigative -.

Tuttavia lo studio di Game di sermoni ideologici radicali, ma anche di manuali di esplosivi, oltre ad altri elementi riscontrati dall’analisi del materiale informatico trovato in suo possesso, ci ha fatto comprendere che il libico aveva fatto altri proseliti. Ed è proprio di loro che si occuperà la nostra squadra investigativa».

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