A Deki questa storia che sarebbe entrato nella storia non garba neanche un po’.
Il primo ad aver giocato in tre nazionali diverse una finale del Mondiale? E allora? Se prima si chiamava Jugoslavia e poi è diventata Serbia-Montenegro e poi Serbia e basta, lui cosa c’entra? Ditelo a quei capoccioni di Belgrado di mettersi d’accordo una volta per tutte, con queste guerre, e le divisioni etniche, e gli embarghi Onu, e la Uefa che tiene fuori la Stella Rossa dall’Europa, e l’autonomia montenegrina. Il calcio è calcio, mica Risiko. A parte che un certo Di Stefano l’ha fatto cinquant’anni prima. D’accordo, non erano i mondiali, ma erano tre nazionali vere, Argentina, Colombia e Spagna, e Alfredo Di Stefano ha giocato in tutte e tre.
Adesso comunque dopo la legnata con il Ghana le cose nel girone D si sono messe male anche se lui Dejan Stankovic nato a Belgrado centro da madre e padre calciatori, non ha perso le speranze: «Non tutto è perduto». Bisognerebbe che lo giocassero in ottobre il mondiale, mica in giugno, la Jugoslavia sempre gonfia di talenti in giugno non è mai andata forte al Mondiale, ottobre invece è il mese di Stankovic, lo sanno tutti. Il 10 ottobre scorso la Serbia si è qualificata per il Sudafrica con una giornata d’anticipo con un roboante 5-0 alla Romania, una settimana dopo Dejan entra negli annali per una rete al volo da 54 metri direttamente su rinvio di Amelia a Marassi, infine a Kiev batte la Dinamo, prende la testa del girone di Champions e lui mima il gesto del sesso orale davanti alle telecamere. In realtà era già il 4 novembre, concesso un quarto d’ora accademico visto l’exploit.
Invece qui si gioca in giugno, fa freddo ma non è ottobre e Dejan e la Serbia non girano. I cinque gol alla Romania sembrano lontanissimi, la Francia, avversaria nel girone di qualificazione, modestissima. Anche il Ghana non è la fine del mondo eppure ha vinto e ha già un piede negli ottavi. Quando a fine gara vanno tutti da lui a fargli i complimenti, Dejan non capisce e chiede spiegazioni: nessuno ha mai giocato tre edizioni dei mondiali con tre nazionali diverse, gli fanno, e lui: «Ma che c... Sarebbe stato più bello se avessimo vinto contro il Ghana, almeno a me avrebbe fatto più contento. È bello partecipare a tre edizioni diverse della Coppa del Mondo, ma sarebbe preferibile farlo ottenendo buoni risultati».
Una qualificazione che adesso diventa un’impresa, prossimo avversario la Germania, e mette i brividi. Non sono i quattro gol all’Australia, in fondo è stata una partita modesta, sono gli spettri di una nazionale che con il Mondiale e la Jugoslavia ha un conto sempre aperto. E la Uefa ritiene la Serbia l’erede naturale della Jugoslavia. Tre edizioni vinte dai tedeschi nel ’54, nel ’74 e nel 90’ e sempre la nazionale di Stankovic sul suo percorso, regolarmente battuta. Oggi c’è Serbia-Germania e dalle parti di Belgrado non sono così contenti. E quel Milos Krasic sembra più Nappi che il nuovo Nedved. Stankovic ha speso qualche parola in più per caricarlo: «Vai alla Juve? Diventi un mio nemico? Dai vieni da noi». Ma Dejan in certe cose non funziona, prima era il pupillo di Mancini e quando è arrivato Mourinho ha rischiato il posto di lavoro. Via Mourinho ha sponsorizzato il compatriota Mihajlovic ed è arrivato Benitez. È beneaugurante.
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