Stanley Kubrick andò sulla Luna? La verità dietro le bufale

Ulivieri presenta il suo saggio sul regista. Un ritratto inedito di un artista "stellare"

Stanley Kubrick andò sulla Luna? La verità dietro le bufale

Nel luglio 1965, mentre Stanley Kubrick stava scrivendo con Arthur C. Clarke la storia di 2001: Odissea nello Spazio, la Mariner IV era in viaggio verso Marte. Il regista iniziò a preoccuparsi che la sonda potesse trovare forme di vita sul pianeta, evento che avrebbe minato le basi della trama del film. Tempo qualche giorno, in preda alla paranoia, si recò dai Lloyd's di Londra per assicurare 2001 contro la scoperta degli alieni.

Sembrerebbe un'esagerazione da rivista di costume, eppure successe veramente. La polizza non fu stipulata solo perché il premio, una volta calcolato, risultò (appropriatamente) astronomico. Nell'ottica di Kubrick, un «campione mondiale di preoccupazioni» secondo la definizione di Clarke, si trattava di una precauzione razionale per difendere l'investimento multimilionario dietro al film.

Un'altra storia: quando Kubrick scoprì che il negativo del Dottor Stranamore era andato distrutto si mise a ricomporne uno nuovo fotografando con la sua Nikon la copia del film che conservava a casa, fotogramma per fotogramma. Non è chiaro chi per primo la mise in giro ma posso dire con certezza chi ne dette maggior diffusione: Martin Scorsese, che la utilizzò negli anni '90 per promuovere la fondazione da lui presieduta per la conservazione dei film in pellicola. Ora, qui basterebbe un po' di logica per declassare l'aneddoto a fandonia - sarebbero serviti quattromila rullini da 36 pose! - e si direbbe che Scorsese abbia il mestiere per non abboccarci, come anche George Lucas e Steven Spielberg che ugualmente vi credettero. Eppure.

Queste storie, incredibili o verosimili ma sempre e comunque seducenti, sono parte irrinunciabile dell'immagine pubblica di Stanley Kubrick. Certo che Kubrick, il perfezionista ossessivo e maniacale, si mise di buona lena a scattare una foto dopo l'altra per salvare il suo film dall'oblio! Come altro avrebbe potuto fare? (Utilizzare una macchina a duplicazione a controtipi che assolve esattamente a quel compito in modo automatico? Giammai.) Certo che Kubrick, l'eremita misantropo, sparava a chiunque si addentrasse nella sua tenuta! (No.) Certo che Kubrick, il tiranno di Hollywood, mandava fuori di testa attori e tecnici finché tutto non era come lui voleva! (Sì? No? È complicato.) Certo che fece venire un esaurimento nervoso a Shelley Duvall! E pure a Ken Adam! (Una è vera.) Certo che non guidava mai oltre i 50 Km all'ora! Certo che indossava pure un casco in automobile! E un paracadute dentro casa! (L'ho letta veramente.) Certo che ha bruciato le scene tagliate dei suoi film! (Vero, ma solo quelle; conservava anche gli spilli.) Certo che ha distrutto i modellini delle astronavi di 2001, che ha girato tutto Barry Lyndon a lume di candela, che viveva col fuso orario americano pur abitando in Inghilterra da trent'anni, che aveva un quoziente intellettivo di 200 e che ha nascosto nei suoi film simboli occulti e indizi segreti. (Queste sono tutte false.)

Ci si potrebbe scrivere un libro sulla miriade di storie e storielle che definiscono l'immagine pubblica di Stanley Kubrick -- e beh, in effetti sì, io l'avrei proprio scritto un libro del genere, andando a scovare la verità dietro ciascuna delle leggende kubrickiane. Sulla Luna con Stanley Kubrick è il primo libro che racconta la vita e la produzione artistica del regista separando il grano dal loglio, la mitologia dalla realtà dei fatti.

Perché, mi si potrebbe chiedere, spendere tempo per un'operazione anti-bufale sul regista, che tocca marginalmente l'aspetto davvero importante, cioè la sua statura di cineasta filosofo, il suo posto irraggiungibile nel pantheon degli artisti più influenti del 900? Tra l'altro è cosa nota (sento mormorare i kubrickiani più scafati) che c'è ben poco di vero nell'immagine da genio pazzoide di Kubrick. Sono vent'anni che chi ne scrive asseconda la linea del regista, liquidando la sua bizzarra reputazione come un'invenzione della stampa e portando alla luce «il vero Stanley Kubrick», l'uomo dietro al mito. I familiari in particolare si sono spesi moltissimo per correggere gli equivoci e le concezioni errate, con interviste, eventi commemorativi, pubblicazioni di tomi autorizzati.

Perché, dunque, scrivere questo libro? Intanto perché, specie in questi tempi di post-verità, c'è del merito nel ricostruire fedelmente gli eventi: un prontuario di fatti accertati su Kubrick non mi pare affatto una brutta idea. Tra l'altro, siamo sicuri di conoscere il vero Kubrick quando pure i suoi colleghi pescano dalla mitologia per raccontarlo? Sono pronto a scommettere che, nei settanta e passa capitoletti del mio libro, vi coglierò di sorpresa più e più volte.

E se poi vi dicessi che proprio in quelle storie assurde si nasconde uno dei segreti meglio nascosti di Stanley Kubrick? Se la mitologia fosse, invece che marginale, centrale alla comprensione dell'uomo e dell'artista Kubrick?

Poiché non farebbe il bene di nessuno - me scrittore e voi lettori - se rivelassi qui il colpo di scena con cui si chiude la mia indagine, dovete prendermi in parola: ogni verità dietro la leggenda è la tessera di un mosaico molto coerente, la cui composizione, pezzo dopo pezzo, ha prodotto un ritratto di Kubrick imprevisto e per la prima volta accurato.

Lungi dall'essere soltanto una nuova aneddotica, benché vera e divertente, la storia di come e perché le leggende sono nate conduce a una ridefinizione totale della figura di Kubrick.

La domanda fondamentale da porsi non è infatti se le leggende fossero vere o no. Il punto è capire perché sono nate, perché appaiono convincenti, perché sono ancora diffuse e perché vengono ripetute a pappagallo, perché insomma Kubrick, che pure controllava tutto, non è riuscito a liberarsene. Dobbiamo in definitiva interrogarci sulla mitologia nel suo insieme, come entità organica.

È la differenza che passa tra vedere la via lattea dalla Terra e capire che in realtà è la galassia in cui siamo immersi. Non abbiate timore: la vertigine del viaggio cosmico dischiuderà una rinnovata, doppia ammirazione per questo artista stellare.

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