Tra statue e obelischi Roma mostra il lato egizio

Molte città europee, tra cui Torino, Parigi, Londra, Berlino, possiedono importanti musei egizi, ma solo Roma può vantare una quantità impressionante di reperti egizi ed egittizzanti collocati nelle strade e nelle piazze cittadine. In effetti la moda dell’Egitto nacque proprio qui quando i Romani, con la sconfitta di Antonio e Cleopatra (battaglia di Azio del 31 a.C.), entrarono in contatto diretto con la sua civiltà plurimillenaria. I rapporti e gli scambi culturali, religiosi e artistici, che si instaurarono tra il mondo egizio e quello romano dall’antichità fino al Settecento, sono il tema della mostra La lupa e la sfinge. Roma e l’Egitto dalla storia al mito, ospitata a Castel Sant’Angelo fino al 9 novembre. La sede appare quanto mai appropriata, perché il castello nasce come mausoleo di Adriano, l’imperatore che a Villa Adriana ha ricostruito un angolo dell’Egitto, il celebre Canopo, dove il suo favorito Antinoo trovò la morte gettandosi nel Nilo. Ed è proprio l'immagine di Antinoo, nelle vesti del dio Osiride, ad accogliere i visitatori. Quanto alla lupa e alla sfinge, animali simbolici delle due civiltà, sono ben visibili nelle statue del Tevere e del Nilo, pure provenienti da Villa Adriana, non dissimili da quelle collocate ai lati della dea Roma nella fontana del Palazzo Senatorio sul Campidoglio.
Tra i reperti più interessanti vi è la cosiddetta Mensa Isiaca (dal Museo Egizio di Torino), scoperta a Roma, dove gli eruditi del Cinquecento studiavano la mitologia egiziana, e in particolare di Iside, il cui culto misterico si riallaccia alla tradizione ermetica che vede nella divinità l’Uno e il Tutto. Diversi erano gli edifici isiaci presenti nella capitale, ma il più importante era sicuramente l’iseo di Campo Marzio, o iseo Campense, che ha restituito almeno quattro obelischi e innumerevoli statue e frammenti scultorei. Annesso all’iseo, vi era il serapeo, santuario del dio Serapide, nato dall’associazione di Osiride con Api. Nel guidarci alla scoperta della Roma egizia, la mostra prende in esame alcune testimonianze della Roma alessandrina, quali il mosaico del Nilo di Palestrina, e i pannelli della basilica di Giunio Basso; quindi il rapporto tra elementi egizi ed ermetismo nella Roma rinascimentale, il cui esempio più evidente è il ciclo di affreschi del Pinturicchio nell’appartamento Borgia al Vaticano, con il mito della morte e resurrezione di Osiride e l’esaltazione del bue Api.

Ampio spazio viene dato agli studi del gesuita Athanasius Kircher, che si era illuso di aver svelato il significato dei geroglifici (decifrati in realtà solo nel XIX secolo dallo Champollion) studiando gli obelischi romani, ai disegni di Giovan Battista Piranesi e alla nascita della Massoneria di rito egiziano, fondata da Cagliostro.
Orario: dal martedì alla domenica 9-19.

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