Gordon, Shughart e il coraggio della Delta Force a Mogadiscio

Nella terza battaglia di Mogadiscio l'atto d'eroismo incondizionato di due tiratori scelti della Delta Force concretizzò il senso della parola "coraggio". Questa è la storia di Gary Gordon, Randall Shughart e di un Black Hawk abbattuto.

Gordon, Shughart e il coraggio della Delta Force a Mogadiscio

Nell'autunno del 1993 la situazione della Somalia devastata da una guerra tribale e da una grave carestia portò all'intervento delle Nazioni Unite, che decretarono l'invio di un contingente internazionale e lanciando l'operazione Restore Hope. Il contingente doveva contribuire a "stabilizzare la situazione", innalzando un cordone di sicurezza attorno al flusso di aiuti umanitari inviati per arginare una carestia dilagante e, contestualmente, fronteggiare l'anarchia innescata dalla stessa guerra civile, che vedeva nelle milizie somale guidate dal signore della guerra Mohamed Farrah Aidid la principale minaccia da fronteggiare.

È nel quadro di questa delicata situazione che operava il contingente italiano Unisom Ibis e la Task Force Ranger statunitense, composta da unità d'élite che comprendevano operatori della Delta Force, Ranger, Navy Seal e dell'Air Force Combat Control Technician, si stabilirono dietro la "linea verde" di Mogadiscio per svolgere diverse missioni con obiettivi sensibili come la cattura dei consiglieri e della catena di comando della milizia e lo stesso Adid.

Se gli italiani si distinsero per il loro valore nella Battaglia del Pastificio, lasciando sul campo ottimi soldati di cui non siamo mai stanchi di ricordare il sacrificio, saranno gli americani a pagare il prezzo più alto nel terzo grande scontro di Mogadiscio: la battaglia che è stata combattuta tra il 3 e il 4 ottobre per recuperare agli errori dell'operazione Gothic Serpent, ossia il tentativo di cattura dei luogotenenti principali di Aidid presso il quartier generale del mercato Bakara. Operazione durante la quale verranno abbattuti due elicotteri Black Hawk del 160° Soar e uccisi 19 militari statunitensi.

Black Hawk Down

La missione pianificata dall'intelligence americana e dal Comando per le operazioni speciali, nome in codice Gothic Serpent, prevedeva l'incursione di una formazione della Delta Force sul tetto di in edificio precedentemente identificato, mentre una formazione di Rager si sarebbe disposta come perimetro difensivo. Entrambe le squadre sarebbero state portate sul posto da elicotteri d'assalto Black Hawk e Little Bird, per poi essere raggiunti da una colonna di supporto per l'esfiltrazione.

Nonostante la tattica fosse ben rodata, gli elicotteri esposti al lancio piuttosto preciso di razzi Rpg posseduti dai miliziani somali rappresentarono il problema principale della missione. Due Black Hawk - codificati Super Six One e Super Six Four - vennero abbattuti e nel tentativo di soccorrere e recuperare entrambi gli equipaggi, circa 90 uomini tra Rangers e operatori della Delta Force rimasero bloccati un'intera notte, passata a fronteggiare migliaia di miliziani somali armati di fucili d'assalto Ak-47, lancia razzi Rpg e mezzi pick-up dotati di cannoni senza rinculo e mitragliere chiamati in gergo Tecnica.

Tra loro erano il sergente maggiore Gary Gordon e il sergente di prima classe Randall Shughart, entrambi militari di carriera, entrambi tiratori scelti, entrambi membri della Delta Force. Amici inseparabili.

Gordon e Shughart, due eroi della Delta Force

Quando il Black Hawk pilotato dal tenente Micheal Durant, il Super Six Four, venne colpito da un Rpg-7 che provocò la perdita di controllo e lo schiantando a terra, Gordon e Shughart erano a bordo di un altro elicottero del 160° in copertura. Osservando il numero di miliziani che si dirigevano verso l'elicottero abbattuto, i due si offrirono volontari per essere rilasciati nel luogo dell'impatto e porsi a difesa dell'equipaggio, che contava sicuramente dei feriti i quali difficilmente avrebbero potuto opporre resistenza a una tale minaccia. Per tre volte il Comando negò via radio l'autorizzazione a scendere e disporsi in difesa del Black Hawk abbattuto.

Per quattro volte Gordon e Shughart richiesero il permesso di scendere a difendere l'elicottero di Durant, avendola infine vinta, e ponendosi nell'immediato a difesa del relitto; uno armato del suo fucile d'assalto Car-15, l'altro del suo fucile da cecchino M-14. Entrambi dotati delle pistole d'ordinanza. Respinto un numero impensabile di assalti da parte dei somali, i due operatori della Delta terminarono le munizioni mentre resistevano in attesa dei rinforzi, venendo poi feriti a morte. Perderanno entrambi la vita ma salveranno quella di Durant, unico superstite del Black Hawk, in seguito catturato e tenuto in ostaggio per 11 giorni dai miliziani.

Il primo a cadere fu Shughart. Mentre Gordon, dopo aver messo in sicurezza il pilota, tornò verso l'elicottero per l'ultima disperata difesa. Secondo la versione ufficiale, dopo aver consegnato l'arma individuale a Durant, impossibilitato a muoversi per le ferite subite nell'impatto, gli augurò "Buona fortuna" prima di sparare gli ultimi colpi di pistola.

Per questo puro atto di eroismo Gary Gordon e Randall Shughart furono insigniti, il 23 maggio 1994, della Medal of Honor postuma, la più alta onorificenza dell'Esercito degli Stati Uniti. Nella menzione di entrambi leggiamo il passo "si distinse per azioni al di sopra e al di là del dovere il 3 ottobre 1993" mostrando "lo straordinario eroismo e la dedizione al dovere, in linea con i più alti standard del servizio militare e riflettono un grande merito su di lui, sulla sua unità e sull'esercito degli Stati Uniti".

Quando ho raccontato questa storia per la prima volta, una persona mi rispose: "Quando si crede in ciò che si fa le conseguenze sono sempre secondarie". La trovai una bella definizione del senso del coraggio.

Qualcosa che ci si può impegnare a portare avanti anche nella vita di tutti i giorni. Certo, ben poca cose nei confronti di questi atti. Ma non poca cosa agli occhi di coloro che sanno riconoscere il valore di un sacrificio.

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