La Salutigna è un animale leggendario che in ambito sportivo non saluta l’avversaria in quanto simbolo del nemico.
La Salutigna è un essere mitologico che, avendo tutte le ragioni per essere incazzata perché il proprio Paese è stato militarmente aggredito in una escalation di morte e devastazione, se la prende con l’avversaria sportiva che oggettivamente non ha nessuna colpa per la guerra in atto. La Salutigna in questo modo innesca un meccanismo vizioso che allarga il conflitto in un ambito che per definizione dovrebbe essere di pace e lealtà. La Salutigna purtroppo è sostenuta dagli organizzatori e dirigenti sportivi che giustificano il suo odio nei confronti di chi non ha colpe dirette e indirette. Assistiamo così a un brutto spettacolo proprio là dove, malgrado gli orribili conflitti in corso, ci si aspetta che i comportamenti degli atleti siano un esempio di concordia soprattutto per le generazioni più giovani.
Nell’antica Grecia, durante le Olimpiadi che vedevano partecipare gli atleti da tutto il paese, era vigente la pace olimpica. In questo periodo cessavano tutte le controversie pubbliche e private, atleti e spettatori potevano recarsi in tutta sicurezza ai giochi attraversando territori nemici. Stupide civiltà del passato…
Lo sport nasce come sublimazione della violenza attraverso una sana competizione, una sorta di religione laica che dovrebbe lasciare fuori dalla porta la violenza e l’odio del mondo ordinario. D’altra parte una religione senza perdono, a pensarci bene, non ha la forza di resistere all’impatto con la realtà.
Avallare l’atteggiamento della Salutigna significa contaminare lo sport con un concatenarsi di risentimenti senza fine. A meno che non vogliamo trasformare l’avversario sportivo in un nemico politico, allora potremmo introdurre nella scherma spade vere e nel tennis palle d’acciaio. Sempre nei tempi antichi, per evitare lunghe guerre e inutile spargimento di sangue, c’era l’usanza di scegliere due campioni per parte per risolvere le guerre.
Vogliamo che lo sport si riduca a questo? Quanti conflitti ci sono oggi nel mondo, quanti conflitti si sono consumati? Vogliamo istituire lo sputo nell’occhio a fine gara tra sportivi i cui Paesi sono o sono stati in guerra? Allora, se vogliamo essere coerenti, non stracciamoci le vesti, con la solita retorica vestita di buonismo, per gli episodi di violenza nello sport.
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