Il "Milanone" nel portafoglio della tua vita e l'urlo a Cagliari per il tuo Genoa

Il "Milanone" nel portafoglio della tua vita e l'urlo a Cagliari per il tuo Genoa

Parola d`ordine, ciao vecchio Joe. Così Roberto ti presentavi al telefono, poi la risata delle tue, un po` Gilberto Govi, un po` capitan Trinchetto. Ne abbiamo fatte e viste mille, Roberto, scrivevi per il Milanone, le pagine riservate, nel nostro Giornale, alla cronaca di Milano, sbirciavi nella redazione e avevi timide lacrime a significare sofferenze di vita quotidiana. Vennero giorni migliori e viaggi belli, improbabili, impossibili. Era maggio dell`Ottantadue, ultima di campionato, insieme a Cagliari: i sardi contro la Fiorentina. Eri in tensione perché il tuo Genoa stava buscandole a Napoli, dunque sarebbe stata la B.

Abbacchiato, attraversasti il campo di gioco, per scendere negli spogliatoi, interviste rabbiose perché i toscani si sentirono derubati dalla Juventus che, su rigore, aveva vinto a Catanzaro, conquistando lo scudetto. Passavano i minuti, gli altri colleghi tornavano al posto con taccuino e fretta, il decollo del volo per Milano non avrebbe atteso i giornalisti. Deserto lo stadio, quasi svuotata la tribuna stampa, infine Roberto apparve sventolando un fazzoletto rossoblu, il Genoa, nel frattempo, aveva pareggiato, scacciata la paura della retrocessione: stavi a centrocampo declamando la formazione della salvezza, ti raggiunse un urlo e prendesti a correre, felice, recuperando il ruolo di cronista, chiedendo pure scusa.

E quella volta a Tripoli, sotto la tenda di Gheddafi, a intervistare il colonnello? Bei tempi, Roby, il Milanone era un ricordo antico ma sempre conservato nel tuo

portafoglio di vita. Sei stato amico, collega, fratello nelle ore asperrime, qualcuno ti ha evitato, altri ti hanno sopportato. Poche righe per una lunga storia comune, di affetto e di mestiere. Ho avuto la fortuna di volerti bene.

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