A Paolo Sollier, l’ex centrocampista che si rivolgeva al pubblico col pugno alzato, ci permettiamo di suggerire un libro: «Sparwasser, l’eroe che tradì» (Edizioni Minerva) scritto da Giovanni Tosco. Sollier è stato l’aedo del saluto comunista nel cerchio di centrocampo, e questa convinzione politica l’ha difesa strenuamente nella sua autobiografia che porta intitolata «Calci e sputi e colpi di testa» (Mimesis Edizioni), con prefazione di Renzo Ulivieri (stessa fede politica di Sollier negli anni felici del Perugia in Serie A). Sollier e Sparwasser sono stati colleghi. Entrambi calciatori nella medesima epoca. Ma ideologicamente su fronti opposti: Sollier felice di proclamarsi «partigiano» testimonial dell’ideologia falce e martello dell’ex Unione Sovietica; Jürgen Sparwasser coerente fino in fondo in nome della libertà, e per questo capace di rigettare il credo comunista.
Scelta coraggiosa ai limiti dell’eroismo in quanto adottata dall’interno di un paese (la Germania Est) dove rinnegare il pensiero rosso del regime di Mosca significa rischiare la vita. A quei tempi - siamo negli anni ’70 in piena Guerra fredda e con un invalicabile Muro di Berlino - Sparwasser divenne l’eroe della Germania Orientale per un evento storico: fu suo infatti il gol al minuto 78 che ai Mondiali del ’74 sconfisse il 22 giugno la Germania Ovest di Beckenbauer(che però alla fine vincerà la competizione sconfiggendo in finale 2-1 l’Olanda di Cruijff).
Ma l’impresa di Sparwasser segnò comunque la sua vita tanto che circa un decennio dopo venne chiamato dal vice responsabile del Partito, il compagno Walter Kirnich, ad allenare il Magdeburgo, club simbolo della nomenklatura della DDR. Fu allora che Sparwasser disse «no», un «no» che era qualcosa più grande e più potente di lui. E che certo non gliela avrebbe fatta passare liscia. Infatti Kirnich guardò negli occhi di Jurgen e sentenziò, «Te ne pentirai!»: la minaccia tipica nella DDR (e non solo) del blocco socialista cementato dal Patto di Varsavia. E così fu.
Sparwasser venne emarginato dall'università dove insegnava e, anni dopo, fu costretto a fuggire «scavalcando» il Muro che lo separava dall’Occidente. In patria lo bollarono col marchio del «traditore». La vita per Jürgen sarà poi un romanzo nel romanzo.
Che Jürgen racconterà anche in Italia il 7 e 8 dicembre nel corso di una serie di presentazioni organizzate da Edizioni Minerva a Roma, Bologna e Milano. Chissà se ad ascoltarlo ci sarà anche Paolo Sollier, che oggi ha 76 anni (la stessa età di Sparwasser) e magari, sulla luce irradiata dal «sol dell’avvenire», potrebbe cambiare idea.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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