Al Museo Civico di Cremona, dal 24 settembre al 9 ottobre una grande mostra dedicata ad «Antonio Stradivari, l'estetica sublime»: Audizioni irripetibili e una importante mostra storica alla scoperta dei violini intarsiati
Antonio Stradivari costruì non meno di un migliaio di strumenti; circa la metà è giunta intatta sino a noi. Tuttavia solo una decina, realizzati per committenti importanti o in occasioni particolari, presentano intarsi preziosissimi: sono le perle più fulgide dell'arte del sommo liutaio, l'espressione più alta del suo genio, che qui tocca la perfezione. Sono, ovviamente, capolavori rarissimi, spesso difficilmente raggiungibili e forse anche per questo ancor più affascinanti.
La mostra "Stradivari, l'estetica sublime" - che, per la prima volta al mondo, dal 24 settembre al 9 ottobre radunerà a Cremona, nelle sale del Museo Civico, ben cinque violini intarsiati, ovvero tutti quelli esistenti ad eccezione del Quartetto del Patrimonio Nacional spagnolo, mai uscito, in epoca recente, dai confini iberici del "Rode" - è dunque un evento significativo, probabilmente unico per l'importanza ed il valore dei pezzi esposti.
Sarà affascinante analizzare e ritrovare le radici di un pensiero, di un'idea, di una realizzazione impeccabile ed audace che fonde in una sintesi mirabile e assoluta contenuti funzionali ed una rigorosa elaborazione formale. Sarà anche l'occasione per confrontare gli strumenti e riaprire, arricchendoli, gli studi effettuati. Questa ricerca, promossa dalla Fondazione Stradivari e dal Comune di Cremona, con la presidenza onoraria di Salvatore Accardo e Charles Beare, segue l'evoluzione professionale del liutaio ma anche i progressivi cambiamenti che egli introduce nei suoi violini alla ricerca di una qualità timbrica ancora ineguagliata. Negli stessi anni, rinnovando una pratica già affermatasi nel Rinascimento, lo strumento musicale cessa di essere mero attrezzo sonoro per diventare oggetto d'arte, collezionato da pontefici e regnanti non solo per le sue qualità timbriche, ma anche per quelle estetiche. Ed anche in questo ambito Stradivari dimostra tanto una sensibilità artistica di elevata caratura quanto un'ineguagliata abilità manuale.
Nel 1677, ancora giovane, realizza il "Sunrise", caratterizzato da proporzioni e stile ancora influenzati dalla lezione di Nicolò Amati. L'"Hellier", realizzato solo due anni più tardi, evidenzia l'affermazione di gusto e tecnica personali. Il liutaio continua tuttavia a variare le dimensioni della cassa armonica per ottenere la miglior resa timbrica. Il "Cipriani-Potter", oggi conservato all'Ashmolean Museum di Oxford è l'unico esemplare di violino intarsiato di piccole dimensioni. Le decorazioni dell' "Ole Bull", del 1687, evolvono stilemi precedenti con trionfi floreali tracciati con raffinata essenzialità, mentre sul "Greffuhle" si affermano modelli più elaborati, dove grifoni e levrieri assai stilizzati si rincorrono scavalcando tralci, fiori e bacche disegnando un arabesco elegantissimo.
Evidentemente Stradivari realizzava questi capolavori solo per committenti particolarmente importanti e qualificati, o comunque in grado di apprezzarne la bellezza e sostenere gli ingenti costi di lavorazione. La preparazione e la realizzazione richiedevano, infatti, energie e tempo molto superiori al normale. È probabile fosse lo stesso Maestro a dedicarsi non solo alla costruzione ma anche alle rifiniture. Già il reverendo Desiderio Arisi infatti scrive: "Antonio Stradivari mio caro Amico ed Eccell.mo Maestro in ogni sorta di Stromenti di Musica di cui non resta fuori di proposito che io ne favelli, e molto più perché alla preziosità e finezza dei suoi stromenti aggiunge nobiltà, e vaghezza coll'adornargli di buon disegno di varie figurine, fiori, frutti, rabeschi, e graziosi intrecci non solo tinti di nero, ma ne imprime ancora d'ebano, e d'avorio gentilmente lavorati, e contornati con bizzarria, cose degne di que gran Personaggi à quali sono presentate".
Una ulteriore conferma è fornita dalle maschere per la traccia a spolvero e dalle prove di intarsio originali conservate nel Museo Stradivariano. L'ispirazione potrebbe essere, invece, tratta da modelli di decoro, di origine tedesca o fiamminga, piuttosto diffusi all'epoca, utilizzati da orafi, argentieri, cesellatori ed intagliatori. Stewart Pollens ha recentemente attribuito la pagina di ornamenti conservata al Museo Stradivariano ad un catalogo di ricami pubblicato a Venezia nel 1567 da Giovanni Ostaus.
Fernando Simone Sacconi - liutaio e storico - suggerisce che il disegno venisse trasferito sulle fasce prima della piegatura. Quindi veniva inciso con piccoli coltelli, minuscole sgorbie, scalpelli e bedani. Il piccolo solco veniva poi riempito con un mastice di colla e polvere d'ebano. Veniva quindi livellato con lima e rasiera. Procedimento analogo veniva seguito per il decoro del riccio.
Le tavole superiore ed inferiore presentano un insolito motivo ornamentale. Inserito un doppio filetto, nello spazio intermedio veniva ricavato un piccolo vano nel quale erano innestati cerchi e losanghe, alternati tra loro, in avorio ed osso, bloccati con la consueta miscela di colla ed ebano e meticolosamente rettificati mediante abrasione. Infine in molti strumenti una traccia di colore nero percorreva gli smussi della voluta del riccio.
Proprio seguendo questa tecnica i liutai di oggi realizzano, con esiti spesso non privi di un certo interesse, strumenti intarsiati copie degli originali. Anche per loro non si tratta di un semplice esercizio stilistico o formale quanto piuttosto di un banco di prova severo e infallibile delle proprie abilità, oltre che, naturalmente, di un atto d'amore, di un omaggio all'illustre caposcuola.
Gli Hill, nella loro monografia dedicata alla vita ed all'opera del Maestro affermano con sicurezza: "nel realizzare i propri strumenti decorati, cercò di dimostrare chiaramente che, sebbene la squisita abilità mostrata dai costruttori delle antiche viole da gamba e dei liuti nelle ammirevoli decorazioni dei loro strumenti intarsiati o intagliati fosse ormai un retaggio del passato, era in grado di rivaleggiare con loro se se ne presentava l'occasione. Di certo nessuna decorazione realizzata su un violino appaga l'occhio e affascina grandemente per la leggerezza e la semplicità del disegno, tanto quelle realizzate da Stradivari".
Accanto ai preziosi violini saranno esposti modelli originali dal Museo Stradivariano, mentre contributi multimediali riprodurranno il lavoro di intarsio svolto da un artigiano contemporaneo.
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