Di Striscia la notizia non c’è nulla da dire di nuovo. Se non che ricomincia lunedì. Ma forse la notizia sta proprio qui: che torna ancora al suo posto dopo ventidue anni e si appresta a cominciare la ventitreesima edizione. In questo panorama televisivo che cambia velocemente, con 800 canali a disposizione e dieci telecomandi sul divano, conservare il titolo di «programma trasgressivo» e nel contempo macinare share e spot, è di per sé un’anomalia, anzi una «malia» come dice il patron del Tg satirico Antonio Ricci. Insomma, quando tutto cambia, è meglio rimanere fermi. Così Striscia riparte con lo schema consolidato a cavallo tra contro-informazione e satira, conferma i conduttori di sempre Ezio Greggio ed Enzino Iacchetti, pure le stesse veline (per il terzo anno) Costanza Caracciolo e Federica Nargi, e la stessa squadra di inviati e guastatori. Per ora nessun nuovo innesto, poi nel corso della stagione si vedrà. «Se siamo ancora qui - ha argomento Ricci con i suoi soliti lunghi ma istruttivi monologhi nella tradizionale conferenza stampa di inizio anno - è perché abbiamo cominciato per primi. Più di vent’anni fa abbiamo occupato una fascia oraria, quelle delle 20,30, dove non c’era nessuno e ci siamo specializzati nel mostrare il lato B dell’informazione. Poi ci siamo chiusi in un fortino e abbiamo respinto tutti gli attacchi. Non penso che oggi sarebbe possibile far nascere una Striscia, ma una volta che sei nato e hai instaurato un rapporto di fiducia con il pubblico, l’eliminazione diventa non conveniente».
E dunque di fronte alla concorrenza che si allarga sempre di più e che trasloca spettatori sui canali tematici e sul satellite, Antonio Ricci non vuol più sentire parlare di rivalità con il concorrente di sempre, il giochino o il quiz di Raiuno. Anni di battaglie fino all’ultimo spettatore, di inchieste sui pacchi di Affari tuoi, di polemiche a distanza, dovrebbero stemperarsi come il pubblico nel digitale, senonché l’orgoglio di un uomo che ha fatto la storia della televisione (da Drive in in avanti) non si può volatilizzare come un qualsiasi canale sulla caccia o sul bricolage. E così, punzecchiato sul fatto che quest’estate il programmino a costo zero Da da da ha regolarmente battuto le Velone (sempre ideate da Ricci) e che I soliti ignoti a primavera ha superato Striscia e magari lo rifarà da lunedì, il patron del Tg satirico attacca: «La Rai continua a ragionare come se fosse una tv commerciale, invece dovrebbe fare servizio pubblico. E aprire pacchi milionari o rispondere a quiz non mi sembra rientri in questo concetto. Comunque, se analizziamo i dati d’ascolto non c’è storia: nella fascia di pubblico dai 15 ai 64 anni (che è quella che interessa agli inserzionisti pubblicitari) siamo al 27 per cento, Raiuno al 19. I loro spettatori ormai sono tutti anziani, non cambiano canale perché, con questo groviglio tecnologico, hanno paura di non saper tornare indietro». In ogni caso, Ricci si dovrà inventare qualcosa di forte quest’anno per tener testa al fortunato giochino condotto da Fabrizio Frizzi. Ma non ha voluto svelare eventuali scoop, inchieste e neppure i primi tapiri che verranno consegnati. «Ci piacerebbe riuscire a recapitarlo al ministro Gelmini». Ma la contro informazione di Striscia ora ha anche un altro temibile concorrente, il Tg di Mentana che oltre a smarcarsi da tutti gli altri notiziari e macinare ogni giorno più ascolti, fa da traino agli altri programmi de La7 che vanno in onda nella fascia oraria delle 20,30. «Di certo Mentana è bravo e finché la situazione politica rimarrà in questa situazione di fibrillazione, il suo telegiornale ne guadagnerà. Lui accende, Lilli Gruber ne gode. Attenzione però, perché dai dati risulta che il suo tg ha rubato pubblico soprattutto al tg di Sky».
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