«Gli studenti ticinesi non sanno bene l’italiano»

Se la lingua italiana in Svizzera è sempre meno parlata, anche in Ticino non mancano i motivi di preoccupazione. Ma non tanto per la sua diffusione, quanto per il «trattamento» che le viene riservato. Al di là del confine le regole della lingua di Dante talvolta vengono aggirate, al punto che gli strafalcioni sono all’ordine del giorno. Per i ticinesi l’italiano è la lingua madre, ma nonostante ciò gli studenti sono in serie difficoltà. Lo hanno dimostrato studi internazionali come Pisa (Programme for International Assessment), ma anche un’indagine del Decs, il dipartimento dell’Educazione, della Cultura e dello Sport, dal quale emerge un quadro piuttosto sconfortante: difficoltà di espressione, povertà e ripetitività lessicale, errori d’ortografia, problemi nella concettualizzazione e nell’astrazione. Alla fine della scuola dell’obbligo più di un quarto degli studenti non dispone di sufficienti capacità di scrittura. Insomma, l’italiano al di là del confine è una lingua maltrattata: parlata e scritta male. Una situazione cui il Cantone ha deciso di porre rimedio. Da quest’anno gli allievi della terza media avranno un’ora in più di italiano alla settimana, compensata da una in meno di tedesco. Un potenziamento che continuerà anche l’anno prossimo, quando saranno coinvolte pure le classi di quarta media, con i laboratori di italiano: in sostanza le classi verranno dimezzate per consentire che gli allievi vengano seguiti in modo più individualizzato.
Sono queste alcune delle novità dell’anno scolastico, iniziato l’altro ieri per 51.160 allievi che dovranno cercare di riscattarsi, dando prova di padroneggiare non solo il francese, il tedesco e l’inglese, ma soprattutto l’italiano. Il sistema scolastico elvetico assegna una grande importanza all’insegnamento delle lingue. La conoscenza di idiomi diversi è del resto un elemento di coesione nazionale e uno dei requisiti fondamentali per lavorare nella Confederazione. Ed essere poliglotti è sicuramente come avere una marcia in più, soprattutto nel mondo globalizzato, ma presenta anche degli svantaggi. Si può, difatti, fare confusione. La babele linguistica apre la strada alle contaminazioni: francesismi o grossolane traduzioni dal tedesco «strapazzano» la lingua italiana, come dimostra lo studio del dipartimento dell’Educazione. Le cui conclusioni sono impietose: «In ogni ordine di scuola le conoscenze linguistiche sono insoddisfacenti, in particolare le competenze nella lettura e nella scrittura, ma in molti casi anche le competenze orali». Difficoltà che penalizzano gli studenti nell’acceso ad altri ambiti di conoscenza col rischio pure di un analfabetismo di ritorno. Fragilità riscontrate non solo in chi esce dalle scuole professionali, ma anche in chi consegue la maturità al liceo.
Ma c’è chi spezza una lancia in favore degli studenti ticinesi. «Sicuramente sulle difficoltà riscontrate incidono un minore interesse per la lettura e la diffusione dei nuovi mezzi tecnologici - dice Diego Erba, direttore della divisione scuole del Decs - .

Ma non bisogna dimenticare che in Ticino un allievo su tre è straniero e un allievo su cinque non è di madrelingua italiana. Questa situazione si riflette sull’esito dei test internazionali, dove peraltro il risultato dei ticinesi è superiore alla media europea».

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