«Studiate il falso in bilancio»: il governo assume il Pool di Milano

da Milano

Una volta i governi li buttavano giù con le manette e gli avvisi di garanzia. Ora sono al governo e scrivono le leggi. Come tecnici, sia chiaro, perché continuano a fare i magistrati, anche se in uffici più ovattati, però quelli del Pool hanno completato la lunga marcia dentro le istituzioni. Ai tempi di Mani pulite, nel triennio «giacobino» ’92-94, Piercamillo Davigo, Francesco Greco e Paolo Ielo erano il terrore di democristiani e socialisti. La Prima repubblica rantolava, cinquant’anni di potere sembravano non contare più, Antonio Di Pietro l’uomo più popolare d’Italia. Oggi il terzetto è di nuovo insieme, ma l’obiettivo è cambiato, anzi è diventato un compito: studiare la norma nuova di zecca sul falso in bilancio appena varata dal Consiglio dei ministri e proporre modifiche e migliorie da inserire magari come emendamenti del governo o della maggioranza nel corso dell’iter parlamentare.
Per carità, il tempo delle indagini non è finito: Greco è ancora in trincea, sulla prima linea della Procura di Milano e ha per le mani fascicoli delicatissimi, come quelli relativi all’indagine Bnl-Unipol che ha lambito i santuari del potere diessino, ma trova il tempo per mettere al servizio del Paese la propria competenza; presiede una commissione del ministero della Giustizia, dove impera quel Clemente Mastella che è nemico acerrimo del ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, e questa commissione si occuperà anche del falso in bilancio: la normativa era giudicata troppo morbida ed è stata riscritta ripristinando almeno in parte il vecchio testo caro al centrosinistra e avversato dal centrodestra.
Dal Consiglio dei ministri di martedì è uscito un testo che riporta il falso dall’area delle contravvenzioni, peccati veniali, a quella dei delitti, assai più gravi, con relativi inasprimenti di pena. Ora toccherà al pool guidato da Greco dare forza e contenuti alla riforma abbozzata dal governo. Con lui lavoreranno Davigo, il Dottor sottile del Pool oggi consigliere di Cassazione, e Paolo Ielo, allora il più giovane della squadra e ora gip a Milano.
«Nulla di nuovo - taglia corto Greco - l’argomento era in calendario da tempo, ce ne occuperemo come ci occupiamo di altre cose». Poche suggestioni e molta tecnica, ragionamenti affilati e noiosi sulle soglie di punibilità che spariscono e sulla distinzione fra società quotate e non. Prosa, non poesia, i proclami e le sfide del passato, quando Di Pietro e soci venivano chiamati «gli Intoccabili», sono solo un ricordo, oggi quei magistrati non sono più gli alfieri degli umori popolari, incarnati dai De Magistris e dalle Forleo, ma sono i consiglieri ascoltati del principe. E cercano di mettere ordine nel caos normativo: insomma, hanno assunto il ruolo delle teste d’uovo. E dopo aver contribuito a far cadere Berlusconi, nel ’95, e aver contestato innumerevoli volte al Cavaliere e ai suoi collaboratori il falso in bilancio, ora impugneranno la ramazza per cancellare ogni traccia di una legge voluta dal governo Berlusconi, fra gli strepiti dell’Ulivo.

Insomma, si torna al punto di partenza e a un reato che ha contribuito a disegnare il profilo severo di questi magistrati. E a farli salire sul piedistallo dell’autorevolezza. Certo, non li si potrà accusare di incoerenza.

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