Scoprire che gli ebrei sono geneticamente più intelligenti degli altri esseri umani (prova l'alta percentuale dei premi Nobel) è uno «scoop» ricorrente come quello della scoperta dell'acqua calda. Il che spiega perché la tesi di un gruppo di scienziati americani è stata rifiutata da due riviste scientifiche e la sua pubblicazione solleva preoccupazioni nel mondo ebraico. Le preoccupazioni sono d'ordine politico in quanto servono ad avvalorare non già le ricerche sulle malattie tipiche degli ebrei ma quelle antisemite originariamente messe in giro da un libello della polizia russa zarista «I protocolli dei Saggi di Sion». Diventate il vangelo degli antisemiti, ripubblicate in centinaia di ristampe, pubblicizzate in film dalle Tv arabe esse rinforzano la tesi che gli ebrei siano una particolarità del genere umano - setta, etnia, religione satanica ecc. - che domina l'universo. Di conseguenza sono laltro, il perfetto capro espiatorio per tutti coloro che non hanno il coraggio di affrontare la responsabilità per i propri guai. A questo tipo di antisemitismo la miglior risposta ebraica è sempre stata il «witz», la barzelletta che è prodotto del genio ebraico come «O sole mio» lo è del genio napoletano.
Esempio: un antisemita viaggia in treno. Legge nel giornale che gli ebrei sono il male dell'universo e lo dice al compagno di viaggio ebreo. È vero, gli risponde questultimo, ma devi ammettere che lo sono anche i ciclisti. Perché mai i ciclisti? Chiede l'antisemita. E perché mai gli ebrei? gli risponde l'ebreo.
Scherzi a parte la prima osservazione da farsi a questo tipo di statistiche è che la percentuale degli ebrei Premi Nobel non è legata né agli ashkenaziti né alla diaspora americana. Vale per tutti i Paesi europei. Nel secondo dopoguerra, su sei premi Nobel viventi italiani 4 erano ebrei espatriati. Ovviamente avevano trovato all'estero condizioni culturali che in Italia non esistevano. È un fatto noto che gli ebrei abbiano eccelso nella società postindustriale meno a causa delle persecuzioni che delle restrizioni economiche (proibizioni di possedere terre). Questo li ha spinti ad entrare in attività socialmente marginali in seguito diventate centrali (comunicazioni, chimica, biologia) oltre a «mestieri» divenuti tradizionali perché i soli loro consentiti, come la medicina. Ma i fattori decisivi sono stati due: l'alta scolarizzazione imposta dallo studio dei testi religiosi in società rimaste sino a tempi recenti di alto analfabetismo; la pressione familiare in favore dello studio come oggi avviene per gli asiatici in particolare i cinesi, che fra l'altro in America stanno soppiantando gli ebrei nelle università.
E poi cè un fatto: se la «propensione al Nobel» è genetica, perché la percentuale dei Nobel israeliani è molto più bassa? Risposta di Shimon Peres (premio Nobel per la pace): perché non vengono premiati i costruttori degli Stati.
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