Uno studioso: «Maori violenti geneticamente»

da Wellington

I Maori, popolazione indigena della Nuova Zelanda, hanno «la tendenza a essere più aggressivi e violenti e più inclini a comportamenti a rischio, come per esempio il gioco d’azzardo», perché «la popolazione maschile possiede un tasso molto elevato di un enzima, la monoamina oxidase, che influisce sul livello di aggressività». Lo sostiene Rod Lea, epidemiologo specializzato in genetica presso l’Istituto delle scienze e dell’ambiente di Wellington, in Nuova Zelanda, che ha fatto ricerche in proposito e con la sua teoria ha ora mandato su tutte le furie la comunità indigena.
«Ammetto che per noi la violenza è un problema ma come molti altri fattori non è legata alla razza», ha dichiarato la co-presidente del partito maori, Tariana Turia. La deputata maori Hone Harawira ha puntato il dito sulle condizioni di vita dei maori: «Siamo i più emarginati e i più poveri». In effetti, i Maori, popolazione polinesiana che ha colonizzato la Nuova Zelanda prima dell’anno 1000, rappresentano circa il 15% della popolazione ma il loro livello di educazione e occupazione e il loro standard di vita sono molto inferiori a quelli degli altri neozelandesi.


La polemica si è accesa perché non si sa come combattere i casi di violenza domestica sui bambini che hanno raggiunto cifre impensabili (da 18.000 a 35.000 l’anno) per un Paese di 4 milioni di abitanti. E i bambini maori hanno un tasso di ricovero per ferite intenzionalì che arriva fino al doppio degli altri gruppi etnici.

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