Se il sindaco Iervolino si è scagliata contro l'immagine data a Napoli da Matrix, ieri, è perché evidentemente ritiene che Napoli abbia un’immagine: qualcosa di diverso dalla sporcizia, dalla criminalità, dalla disoccupazione, dall’indolenza e dal fallimento politico di un partito che spadroneggia sin dal 1993; qualcosa di diverso da una trasversalità politica e affaristica e non di rado criminale, di ogni colore, che ha perso ogni saldatura democratica con il consenso.
A Napoli c’è una cupola che non è la Camorra, e c’è una spazzatura che nessuno ha ancora portato via: ma il quadro clinico va aggiornato. L’ex assessore Giorgio Nugnes si è suicidato per motivi inconoscibili ma certo non disgiunti da un provvedimento che il parroco delle esequie, Don Carlo, ha definito «infame»: l’ex assessore è passato dagli arresti domiciliari al divieto di risiedere in famiglia per più di tre giorni la settimana, norma applicata ai pedofili. L’ordine d’arresto, con intercettazioni allegate, consentì a Nugnes di comprendere che c’era in gioco un’altra inchiesta più corposa già condotta dalla procura antimafia: contratti per milioni di euro e l’implicazione nazionale di politici, manager, boss e via appaltando.
Un’inchiesta nell’inchiesta in un intreccio senza fine, perché l’apertura di un fascicolo per istigazione al suicidio ora consentirebbe di acquisire nuovi file e tabulati dell’ex assessore: il groviera di Palazzo di Giustizia non attende altro, anche se è l’inchiesta sugli appalti a prospettare una tempesta che a Napoli aspettano senza nessuna quiete.
La racconta, all’interno, Gian Marco Chiocci: una lobby trasversale avrebbe gestito affari del Comune con il coinvolgimento di uomini di ogni livello. I magistrati hanno intercettato anche le utenze dei vertici delle forze dell’ordine: dall’ex questore di Napoli sino a importanti ufficiali dei Carabinieri e della Guardia di finanza. L’inchiesta oltretutto ha come epicentro Mauro Mautone, uomo di fiducia dell’ex ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, da lui fortemente voluto alla direzione dell’edilizia statale: una carica che fu rinnovata proprio il giorno prima che cadesse il governo Prodi.
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