UN SUCCESSO DI POPOLO

Ha vinto il popolo e, con lui, la V Repubblica. È fallito il tentativo di cambiare il sistema politico che il Generale De Gaulle aveva edificato. Bayrou ci ha provato, prima presentandosi come centro equidistante dai due candidati di destra e sinistra, poi, dopo aver fallito il passaggio al secondo turno, restando in campo per sbarrare la strada a Sarkò. Sperava così di riaprire i giochi, politici e istituzionali: missione fallita.
I socialisti, da parte loro, hanno puntato su una candidatura innovativa più nell’immagine che nella sostanza. Nel loro disperato tentativo di recupero, all'indomani del primo turno, hanno teso la mano al centro. Infine, quando anche ciò è apparso inutile, la Royal ha lanciato il tradizionale grido «attenti al lupo». Missione fallita anche stavolta.
Il voto di ieri ha sbaragliato i giochi di Palazzo. E ha portato la Francia a voltare pagina. Può sembrare paradossale, visto che un gollista succede sul trono dell'Eliseo a un altro gollista. Ma il gollismo non è un’ideologia. È una filosofia empirica dell'azione fondata su pochi principi indisponibili che può ricevere incarnazioni diverse, anche molto diverse. Per questo a Sarkò è riuscito il miracolo di legare la tradizione con una proposta nuova anche per il suo campo politico.
La sua presidenza prende le mosse da dove il Generale de Gaulle è stato politicamente sconfitto, uscendo di scena: dalla risposta al movimento del Sessantotto e a ciò che quella data ha rappresentato in termini di ideologia e selezione della classe politica. Non è certo un caso che la critica di quella stagione abbia avuto tanta centralità nella campagna elettorale di Sarkozy. A partire da essa, egli ha fatto intravedere i contorni di una destra post-ideologica, senza più soggezioni culturali nei confronti della sinistra. E, anche per questo, in grado di sviluppare risposte radicalmente alternative sui temi cardine dell'agenda politica del terzo millennio: la sicurezza, l'integrazione, la lotta alla miseria e all'emarginazione, il rapporto tra politica e religione, una nuova Europa, l'equilibrio planetario e il rapporto con gli Stati Uniti.
Sarkozy, in questo suo percorso, ha guardato con interesse anche all'esperienza della destra italiana così come si è sviluppata a partire dall'avvento di Berlusconi. Oggi la sua vittoria conferisce alla svolta italiana del 1994 una portata continentale, che dopo la Francia può investire con più forza la Germania e, quindi, la Gran Bretagna. Per la nostra destra è un'occasione da non perdere.

Mentre la sinistra italiana deve constatare il fallimento di Ségolène e della sua apertura al centro - che tanto piaceva al neo Partito Democratico - il centrodestra non può abbandonare proprio ora la strada di alternativa frontale ai falsi miti di ideologie morenti. Dopo il voto in Francia, ancora più di ieri, inseguire improbabili accordi al centro sarebbe, più che un errore, un peccato mortale.

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