Suggestioni sonore sotto il segno di Carmelo Bene

Al centro un vibrafono a tasti. Il ritmo percussivo, in una voluta sonora, è incrementato dal suono di una fisarmonica con l'interazione della fonica. Quattro personaggi si inscrivono nella semioscurità che avvolge il luogo e riassorbe anche il pubblico, seduto su un tappeto di erba verde... D'improvviso qualcuno bussa. Siamo all'interno di un «In un luogo imprecisato», la pièce tratta da un testo di Giorgio Manganelli, per la regia di Renzo Martinelli in scena, in prima assoluta, al Teatro I (fino al 7 dicembre). Appena ripubblicato nella raccolta «Tragedie da leggere» dalla Bompiani, «In un luogo imprecisato» è un testo a più voci nel quale la suggestione sonora e vocale è la vera protagonista. Interpretato dal grande Carmelo Bene in forma di radiodramma, e trasmesso da RadioRai nel 1974, insieme a Lidya Mancinelli, il testo drammaturgico, vero e proprio esercizio teatrale per voci, presenta molte affinità con diversi lavori dello scrittore milanese, che ha spesso immaginato e descritto scenari oltremondani, personaggi dall'identità fluttuante e imprecisabile, impegnati a trascorrere il tempo in giochi di linguaggio e di pensiero. Le suggestioni sonore animano il corpo della pièce ed accompagnano la fruizione del testo per tutta la sua durata. «La parte sonora della pièce è legata, - spiega il regista Martinelli - all'idea iniziale del radiodramma (la sorella di Manganelli mi ha fornito le registrazioni di Carmelo Bene che interpretava i quattro personaggi maschili, mentre il quinto fu affidato a Lydia Mancinelli), e quando la Rai mi ha chiesto di lavorare per un progetto tecnologico, ho confezionato lo spettacolo piegando la lettura del testo ad una sonorità. L'esperienza che si propone al pubblico, infatti è un coinvolgimento sensoriale totale, per recuperare un testo poco noto e vivere dentro il testo stesso o essere semplice spettatore: questa per me è l'idea del teatro, la sua necessità, la scoperta e la curiosità». Sulla scena, improvvisamente, irrompe un quinto personaggio che dopo aver bussato alla porta, viene accolto dai quattro protagonisti... La nuova presenza mette in moto un meccanismo complesso di svelamenti dell'identità del luogo e degli stessi personaggi che lo abitano. «Un interno, come un esterno - continua Renzo Martinelli - un luogo non identificato, appunto, che innesca un gioco speculare tutto nell'al di là», per far dialogare la lingua di Manganelli con la fonica (suono in 3 D) e il visivo. I personaggi, ma al tempo stesso anche il pubblico, sono proiettati in una dimensione surreale e metafisica, una sorta di spiazzamento fisico ed emotivo, dove una lingua tagliente ed ironica - in un'alchimia di lessico colto e forbito - gioca con i contrasti dei temi di oggi. La lingua di Manganelli, infatti, trasfigura il mood situazionale e lo scioglie in toni leggeri che permettono di superare i limiti della legge che dà regola al tempo e allo spazio». Lo spettacolo è l'ultima produzione del Teatro I, compagnia di produzione nata come Teatro Aperto (Premio Hystrio, 2007; Premio Ubu 2002 - miglior novità straniera con Crave e 4.48 Psychosis di Sarah Kane e per lo spettacolo Sinfonia per corpi soli - Omaggio a Sarah Kane), fondata da Renzo Martinelli e l'attrice Federica Fracassi, che privilegia un'autonoma costruzione scenica, un linguaggio portante vicino all'arte e alla scultura, in costante dialogo con una drammaturgia della contemporaneità. «È questa la caratteristica del nostro teatro, conclude Martinelli, partire da un tema, quest'anno il permesso, in relazione alla legge, che si articola poi attraverso le produzioni e le ospitalità dell'anno».

Ma la vera novità è il pubblico che ogni sera affolla la sala di via Gaudenzio Ferrari, un pubblico eterogeneo che unisce i consueti spettatori del Piccolo con giovani e meno giovani che amano la sperimentazione e la ricerca.

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