Ci sono mondi senza confini, dove gli spazi e le distanze non hanno un significato concreto, reale. Ieri mancavano una manciata di minuti alle 17 quando Samantaha Stosur ha sbagliato lultimo rovescio e Francesca Schiavone ha vinto la finale femminile del Roland Garros. Sulle tribune del campo centrale «Philippe Chatrier» di Parigi è scoppiato il delirio; negli stessi istanti, nella saletta affollatissima e afosa del Tennis club Milano Alberto Bonacossa di via Arimondi, davanti alla televisione, gli applausi si sono sovrapposti confusamente alle lacrime di gioia e lesultanza dei soci, solitamente composti e misurati come ci simmagina lo siano i frequentatori del principale circolo tennistico ambrosiano, era esattamente quella liberatoria e sfrenata di Parigi. Tra uomini, donne, bambini e anziani in festa spiccava la nuca grigia di Daniela Porzio, 60 anni, ex numero uno dItalia nel 1953 e vera scopritrice di Francesca. Daniela si prendeva il viso tra le mani, incapace di frenare il pianto, lemozione fortissima di chi il talento di quella bambina lha visto spuntare, crescere, formarsi, lha instradato e lanciato. Di chi ci ha creduto, insomma, quando ancora nessuno - amche qui al Bonacossa - aveva potuto intuire e nemmeno sperare in quel guizzo di sogno. E che adesso sa che quella vittoria, quella della «sua» Francesca, un po le appartiene.
«Quando è arrivata da me, a 9 anni, al tennis club del Gallaratese, Francesca pensava già a questo, sapete? - farfuglia Daniela tra le lacrime, attorniata dai ragazzini del Tennis Club che la guardano ammirati e un po timorosi, pendendo dalle sue labbra, dai suoi racconti -. Sì, pensava al Roland Garros, già da allora era il suo torneo preferito. E adesso che è la prima italiana nella storia del tennis a vincere in Francia io non posso che ricordarmela così, bambina, uno scricciolo, mi sembra di accarezzarle ancora la testa. Determinata e testarda lo era già allora, però. La prima volta che lho portata qui, al Bonacossa, si era un po scoraggiata e allora, per rassicurarla, per infonderle sicurezza, glielo avevo promesso: Un giorno andremo insieme a Wimbledon. Adesso ci andrà da sola. Da campionessa...Dopo dieci anni passati a lavorare Mio Dio che emozione...».
Daniela si appoggia a colei che è stata laltra insegnante di Francesca Schiavone al Tennis Club Bonacossa, Carine Cappelletti, 38 anni, bionda con gli occhi chiari, sognanti e pieni della vittoria di Francesca. «Sa cosa ha sempre dimostrato Francesca? - ci spiega - Un carattere pazzesco, una profondità rara. E un grande attaccamento alla famiglia dorigine, al papà e alla mamma che lhanno aiutata a tutti i livelli. Credo che questo conti, soprattutto nei momenti difficili. La stoffa della vincente, insomma, non è unimprovvisazione. Ricordo una volta che Daniela lha vista esultare per aver vinto un torneo della scuola. Con i pugni verso lalto, proprio come fa adesso. Ma cosa esulti a quel modo? lha ripresa severamente. Ma Francesca era troppo felice, non si conteneva».
Daniela Porzio è al telefono con il cognato. «Dario, sai, una cosa stratosferica» ripete, sempre al culmine dellemozione. E si capisce che, per tutta la partita, davanti al televisore della saletta del Bonacossa ha sofferto e giocato con Francesca, lottando contro le sue stesse paure. «Lo so, lo so, non sembrava così scontato che vincesse.
In tivù passano le immagini di Francesca premiata, nella saletta tutti cantano linno nazionale, con la mano sul cuore: Parigi è dietro langolo, in fondo al campo di terra rossa.
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