Varsavia Degni eredi di Rivera e Mazzola, di Paolo Rossi e Tardelli, degni di Del Piero e Grosso, gli ultimi eroi di un calcio che non muore mai e diventa gigante nelle curve più insidiose. Sono i nuovi cavalieri azzurri di Prandelli, capaci ieri sera di mettere alla porta l’armata di Germania e di spianarsi la strada verso la finale di Kiev, sistemata domenica sera nel folle calendario di Platini e soci. Scegliete voi i protagonisti principali e gli interpreti della serata memorabile: c’è chi preferisce il talento assoluto di Antonio Cassano che porta in campo il figlio per festeggiare, o la folliadi Mario Balotelli,chi segnalai guanti d’amianto di Buffon oppure la tenuta stagna di Barzagli e Bonucci, chi ricorda che a causa dell’acciacco la Nazionale ha perso anche Abate, rimpiazzato da Balzaretti a destra in modo sublime.
L’importante è non ignorare mai il ruolo decisivo di un centrocampo fuso nell’acciaio che ha nel pianista Pirlo il sapiente ispiratore e nei due uomini della scorta, Marchisio e De Rossi, due esemplari collaboratori. Non bisogna nemmeno dimenticare la mano sapiente di Cesare Prandelli, ct con la valigia in mano ma degnissimo erede di Bearzot e di Lippi,all’altezza di sicuro di Dino Zoff che dodici anni prima guidò l’Italia di Toldo e Totti verso la finale di Rotterdam persa poi per lo sberleffo di Trezeguet.
È una magnifica Italia quella che cancella la Germania dall’europeo e si riconsegna un’altra serata favolosa lungo il crinale di un europeo esaltante. Che adesso può trasformarsi in una leggenda. La Germania questa volta deve inchinarsi dinanzi ai più forti. I più forti sono loro,i ragazzi d’Italia arrivati su un prato infame e scivoloso, a dare a tutti una grande lezione di calcio vero, manovrato, spettacolare. Per chi immagina la partita perfetta, senza sbavature, che finisce col far diventare uno strepitoso protagonista anche Balzaretti, bene deve riguardarsi una, dieci, cento volte la semifinale di ieri sera tra Germania e Italia.
E pensare che tutto è possibile a un manipolo di italianuzzi che hanno voglia di stupire e di esprimere la più grande motivazione. Adesso c’è la finale, c’è la Spagna. Che non può dormire sonni tranquilli. Appena 24 ore di riposo e via, ancora sull’aereo, per andare incontro alla gloria. Che la storia è già scritta con la pagina di ieri sera. Dev’essere uno choc per questi tedeschi tronfi e sicuri di piallarci, scoprire all’intervallo che prima di riscrivere la storia, bisognerebbe violentare la cronaca la quale invece esprime un verdetto preciso e sagomato: 2 a 0 per l’Italia.Un 2 a 0 meritato, espressione di un calcio coraggioso e spettacolare, esaltato dalla vena magica di un ragazzo di colore che nel cuor ci sta, che indossa la maglia azzurra numero 9 e che merita questa mattina la prima pagina più dello spread del vertice Ue. Balotelli perfeziona, secondo manuale, quel che tutti i suoi sodali apparecchiano con giocate e lanci da incorniciare.
Non c’è bisogno di maledire una indecisione di Montolivo in area, basta aspettare con fiducia. Prendete il cesello di Antonio Cassano sul primo gol: porta a spasso Hummels che è un armadione e poi pennella una palletta che Mario, scrollandosi l’altro perticone bianco, trasforma nel primo petardo della serata. Il secondo, su lancio alla Pirlo di Montolivo, è una folgore di destro che s’infila all’altezza dell’incrocio e incenerisce l’inerme Neuer.
È uno choc visto che la Germania prima e dopo il doppio vantaggio degli azzurri balbettano un calcio senza fantasia e anche senza artigli. Sfonda Boateng a destra, d’accordo ma qui De Rossi copre per sé e per Chiellini, in evidente ridotta condizione. L’unico segnale di vita tedesco è un sinistro di Khedira respinto coi guantoni da Buffon. Low ammette gli errori commessi nelle scelte e prova a ribaltare il suo schieramento nella ripresa.Ma con quest’Italia gagliarda e tosta neanche Klose può scalfirla, neanche Muller può metterla in difficoltà. Anzi per tre volte di fila a Marchisio e a Di Natale viene servita su un piatto d’argento l’occasione golosa per trasformare quello striminzito 2 a 1 di ieri in un meritato e rotondassimo 3 a 0.
I tedeschi non trovano sbocchi perché l’Italia arretra ma questa volta in modo intelligente e astuto, costringendo i bianchi di Germania a lanci lunghi controllati dalla gendarmeria azzurra e da quel fuoriclasse di portiere che è Buffon, decisivo nel tenere al coperto i suoi. Solo nel finale, per qualche minuto, quell’incapace di arbitro, il francese, s’inventa un rigore, su un duello corpo a corpo tra Balzaretti che tocca d’istinto il pallone con la mano. Buon per lui e per Platini che il sigillo di Özil risulti inutile.
A Kiev, ragazzi, si riparte ancora. E questa volta per l’ultimo atto di una nuova favola chiamata Italia del calcio.P.S. : se qualcuno a palazzo Chigi può, ci saluti tanto la signora Merkel a nome di tutti gli italiani di Varsavia!!!!!
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