Superconnection: videoimmersi nella dipendenza da smartphone

La mostra digitale interattiva coinvolge in atmosfere oniriche puntando a riflettere su uomo e tecnica

Superconnection: videoimmersi nella dipendenza da smartphone
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Si chiama «Superconnection» la mostra digitale immersiva che, in modo se vogliamo quasi paradossale, vuole riflettere sulla dipendenza da smartphone. Paradossale perché per la mostra digitale e immersiva il telefonino sarà uno strumento da avere in tasca eppure da non usare, per potersi godere senza distrazioni l'hic et nunc, il qui e ora di ciò che capita al pubblico "immerso" negli eventi che gli si succedono tutt'attorno. Come ognuno sa, non è facile staccarsi dallo smartphone nemmeno in occasione di mostre digitali, perché anzi la tendenza rimane quella di voler immortale l'attimo. «Eppure o vivi il momento o lo fotografi», osserva il direttore artistico di Superconnection, Marcello Arosio, che ha realizzato la mostra per Onda Studio. Aggiunge: «La nuova frontiera dell'arte è quella che obbliga il visitatore a fare parte di ciò che osserva».

«Fare parte di ciò che osserva» significa inevitabilmente non usare lo smartphone se non per ciò che serve a vivere la mostra. Ma si sbaglierebbe a pensare che si tratti di una demonizzazione dello strumento che per Arosio è una delle principali risorse di lavoro artistico: «La provocazione è rivolta a chi arriva in un luogo e scatta una foto prima ancora di capire ciò che sta accadendo e di entrare in sintonia con chi e cosa ha attorno». L'arte, sostiene Marcello Arosio che è anche l'inventore del fortunato Kernel Festival di Monza (diventato subito un importante new media light festival) consiste nel cogliere con lo scatto, o con il video o altri mezzi digitali, «il senso» di ciò a cui si assiste». Una riflessione che è come un invito sia al pubblico che agli altri artisti a fermarsi, per essere sicuri di non avere travalicato confini, perché «la tecnologia ormai ci condiziona, distraendoci continuamente dal mondo che ci circonda». Persino dalla più virtuale delle realtà immersive.

L'appuntamento è da giovedì 28 novembre e fino al 14 dicembre allo Spazio Milesi (via Felice Casati 29): il visitatore sarà connesso alle opere digitali, in grado di dialogarci e influenzarle, entrando a far parte così di una rete che si modifica continuamente. «Oggi la tecnologia e il mondo digitale sono onnipresenti nelle nostre vite ed è inevitabile esserne condizionati, un dato di fatto aggiunge Arosio. Per questo ci sembra importante esplorare questa convivenza e i margini che ancora ci rimangono per usare la tecnologia in modo consapevole».

La mostra si svolgerà in due ambienti. Prima una «LED Room» in quattro momenti, ciascuno per riflettere su un aspetto del rapporto uomo-tecnologia. Poi una «Laser Room» dove ci si immergerà in una sensazione simile a quella del sogno.

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