Superman non c’è il Superteam sì: capito Prandelli?

La finale ha spiegato che il Pallone d’oro è spagnolo. Il ct azzurro ha snobbato gli evidenti segnali della stanchezza

Superman non c’è il Superteam sì: capito Prandelli?

Stavolta abbiamo fatto fiasco addirittura scortati da due Supermario. Ma davanti ai veri ricchi del pallone non c’è scudo, soprattutto se non ci sono gol. Ci sono mancati i gol (ma poveretto quanti passaggi ha ricevuto) di Supermario Balotelli. C’è mancata la strategia sul campo del Supermario (Monti) che stava in tribuna e ora sarà rincorso dalle solite malvagità scaramantiche. C’era lui, ha perso l’Italia: è la minimun tax, se gli andrà bene.
C’è stato un momento in cui l’Italia e gli italiani sono tornati a fare i conti. Dunque... le tasse, eppoi la Imu e ancora il deficit, perché quell’Italia che li aveva inorgogliti e portati fuori dai cattivi pensieri stava lì, ferma peggio della nostra crescita, incapace anzi impotente davanti al frullare, magari scontato, forse un po’ noiosetto, certo molto efficace delle Furie furette più che furiose.

Eppoi che dire del buon gusto del Barcellona: voleva Silva, ma Mancini e il Manchester City gli hanno risposto: prego 100 milioni di euro. E quello, cioè Silva, ha dimostrato di valere il costo con il gol che ha sgonfiato le speranze d’Italia. Poi ci si è messo Jordi Alba, guarda caso il primo acquisto barcellonista della stagione. E come pensare che non ci abbiano preso: quello si è infilato come una gazzella inseguita dai marmottoni azzurri. E il gol che ne è seguito ha fatto venire il groppo in gola a tutta Italia, non solo a quelle facce dipinte che il regista televisivo si divertiva a mandare in onda in giro per il mondo.
Ecco, la faccia di quest’ultima Italia calcistica era dipinta sulle facce dei suoi tifosi. Vero, forse la Spagna aveva illuso, non proprio ingannato, ma quando il gioco si fa duro... la Spagna torna a sentirsi campione del mondo.

Abbiamo disquisito, con eccessi di particolari, sul più o sul meno di un pallone d’oro e nessuno a pensare che forse gli spagnoli non sono arrivati a tre finali per caso. E quando ieri sera vedevi l’affanno di Pirlo a smarcarsi dalle sue sanguisughe, ammiravi la bellezza stilistica di Xavi, uno dei pochi piccoletti del mondo calcio che si fa gigante davanti ai giganti e non ti sembra dire: ho due metri di torace eppoi si sgonfia. Lo mette in mostra giocando calcio che ti fa girar la testa.
Se questa finale dove a servire a illuminarci sul pallone d’oro, ci risiamo. Balotelli è ancora giovane . Pirlo un regista perfetto quando trova gli spazi. Xavi e Iniesta ancora una volta hanno preso in mano la squadra e si sono messi a frullare palloni e calcio come se non gli importasse il colore della maglia, blaugrana o rosso furia, ma il senso armonico del giocare a pallone, che parlassero da un pulpito, o stipati fra la folla del centrocampo, ne usciva sempre un discorso concreto e godibile.

Questo parlare al pallone come fosse il miglior amico di casa è stata la chiave che l’Italia non ha trovato, forse la difficoltà ad affrontare la finale con calma e forza, tranquillità e quella riserva di benzina che solo chi sa gestirsi può trattenere. Al gioco ipnotico degli spagnoli, gli azzurri rispondevano con un senso di impotenza. Irretiti dal palleggio avversario, ma pure da qualche piombo nelle gambe. E qui entra in ballo la colpa, o la leggerezza, di un tecnico. Cassano è durato ancor meno di un tempo, infatti nella ripresa è uscito. Ha cavato due tiri e quattro finte dal repertorio, ma le gambe non c’erano più. Chiellini è stato costretto a uscire dopo 20 minuti per i soliti problemi fisici. Così difficile pensare che potesse capitare? Aveva appena subito un infortunio. La stanchezza mangia forze e indebolisce muscoli, soprattutto se fragili.

Montolivo aveva corso tanto per due partite, non poteva farcela anche nella terza. A molti osservatori non era sfuggito l’ultimo Marchisio, combattivo, combattente, ma non più così vispo e reattivo. Può capitare di andare in riserva, e le riserve (nel senso dei giocatori) vengono convocate apposta. Eppoi Thiago Motta, un altro dai muscoli deboli come si era già visto anche a questi europei.

Si, forse

sfortuna. Però Prandelli che pur era un faticatore, quando vestiva la maglia, ogni tanto deve credere che Superman esista anche nella realtà. Se potrà servirgli, ieri ha scoperto che non è così. Altrimenti, avanti il prossimo.

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