Il vento leggero dei luoghi accarezzati dalla bellezza, un profumo di pesce e olive appena entrati nel porto, un'architettura straniante ma gioiosa, dove case in pietra si affiancano a costruzioni ultramoderne. Il sole, che sembra entrare in corpo soltanto mangiando. E soprattutto loro, le divinità viventi, gli ultracentenari che qui sono più che altrove, o, per lo meno, i super longevi con più carisma internazionale. Frazione di Pollica, Cilento, paese che precede Pioppi, capitale della dieta mediterranea, e che segue Castellabate, il set da favola di Benvenuti al sud: Acciaroli è un lembo di terra che avanza in un mare trasparente, Il paese della lunga vita e delle rondini, che al crepuscolo trasformano il cielo in una piazza di bambini schiamazzanti.
È il secondo borgo campano, con San Marco dei Cavoti, a essere oggetto di uno studio mirato. Mille abitanti analizzati dagli accademici di quattro Stati agli angoli del pianeta: Italia (Roma, la Sapienza), Stati Uniti (San Diego university), con Svezia e Corea. E proprio la Svezia vuole andare più a fondo: perché ad Acciaroli si vive così a lungo e così bene? Perché non basta arrivare ad anni 101, come Antonio Vassallo, ma bisogna arrivare a sorprendere un ospedale intero, com'è successo a lui con il suo cuore e la sua pressione quattro anni fa: «Tutti i medici stavano sottosopra». Sarà per le alici, per l'olio, per i fichi bianchi del Cilento, i ceci: bisogna capirlo. «Ci si nasce - valuta Antonio - se nasci sano non muori mai». Si alza dalla poltrona e fa due passi in casa.
Gli svedesi stanno confrontando alcuni risultati della ricerca cilentana con un campione di connazionali. Stoccolma è pronta a trapiantare un gruppo di cavie: qualche settimane ad Acciaroli per vedere che cosa succede al loro sangue, a umore, pelle, organi vitali.
La signora Amina Fedullo, novantaquattro anni chiusi ad aprile, stringe le mani in preghiera. Dal trasporto della frutta in testa, «tocca, tocc qui, ci stanno le righe per le ciste che portave», alla fama mondiale e alla convivenza con gli ospiti dai capelli biondi e gli occhi azzurri, pronti all'innesto sperimentale nella terra scelta da Hemingway per scrivere bozze di romanzi, secondo i detti paesani: «Arrivano tanti guaglioni a trovarci, sì simm cuntent».
«È la seconda fase del lavoro», conferma il sindaco, Stefano Pisani, 41 anni al secondo mandato. Acciaroli conta in realtà 400 giovani dai 16 ai 35 anni. Non è insomma un paese per vecchi, ma di persone che invecchiano bene. «Le poesie me le devi dare», dice ad Amina il sindaco, «che le pubblichiamo». Amina ha una media di cinquecento poesie autografe all'attivo, recitate a memoria. Accanto a lei il marito Antonio. Ha chiuso i suoi 101 a febbraio, ma lui dice che ne ha «mille e cient». Pescatore, fino a tre o quattro anni fa usciva in mare. Poi ha smesso per problemi di vista. Amina gli cucina quasi tutti i giorni pesce. «Oggi maccaroni». Giuseppe è coetaneo di Amina e cugino stretto di Antonio. Racconta che tre anni fa si è fatto la fidanzata. «Per campare assai ci vule l'amore. Io mi siente giovanott», ridacchia. Quando accompagna gli ospiti per il corso ha un passo sveltissimo.
Per quanto tempo gli svedesi abiteranno ad Acciaroli? Un mese, un anno. «Basta poco - spiega Pisani - nel secondo dopoguerra fu svolta sempre in questa zona una ricerca dell'università del Minnesota. Somministrando a gente di qui cibi americani». Uno choc per gli acciarolesi testati. «I valori si sballarono completamente in tre settimane». Il segreto nascosto di Acciaroli è come una pietra filosofale. Arrivano da tutto il mondo per capire. Oggi tra le strade degli ulivi si aggira una troupe giapponese.
Una fila di calzoncini di ragazzo appesi ai fili, una libreria chiusa, un fruttivendolo che alle cinque e dieci non è ancora aperto, un albergo diroccato dove si affittano appartamenti e tende di fortuna si sollevano al vento.
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