Talpe Dda, 5 anni a Cuffaro: mai favorito la mafia, resto qui

Il pm aveva chiesto una condanna a 8 anni. Ma per il governatore decade l'aggravante del concorso esterno in associazione mafiosa. Per lui interdizione perpetua dai pubblici uffici. Il commento: "Domani alle 8 torno al lavoro"

Talpe Dda, 5 anni a Cuffaro: 
mai favorito la mafia, resto qui

Palermo - Condannato a cinque anni Salvatore Cuffaro. E interdizione perpetua dai pubblici uffici per il governatore siciliano. Ma, e questo è il dettaglio più importante, è caduta l’aggravante del favoreggiamento a Cosa Nostra. C’era molta attesa a Palermo per la sentenza del processo "talpe alla Dda" emessa poco fa dalla III sezione del tribunale di Palermo presieduta da Vittorio Alcamo. Nell’aula bunker di Pagliarelli erano presenti già dal pomeriggio decine di cineoperatori, fotografi e giornalisti che attendono la lettura del dispositivo da parte del tribunale che è rimasto riunito in camera di consiglio oltre 55 ore. Per Cuffaro la procura di Palermo aveva sollecitato una condanna a otto anni di reclusione per favoreggiamento aggravato e rivelazione di segreto d’ufficio.

Cuffaro in aula Il governatore era presente in aula accanto ai suoi difensori, l’avvocato Nino Mormino e Caleca. La presenza di Cuffaro non era attesa. L’unica frase pronunciata dal governatore è stata: "Abbiamo parlato tanto in questi mesi. Ho rispetto per le istituzioni". Poi ha stretto la mano ai due pubblici ministeri Maurizio De Lucia e Michele Prestipino e al procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone, che hanno sostenuto l’accusa. "È stata mia figlia a convincermi a venire in aula, mi ha detto 'papà è giusto che tu vada'" racconta Cuffaro. Circondato dai suoi fedelissimi, il governatore ha raccontato che ha deciso poco fa di venire, malgrado nei giorni scorsi avesse escluso la sua presenza. "Mia moglie - ha detto - è invece davanti la tv per ascoltare la sentenza in diretta".

Niente legami con la mafia Dopo la sentenza ha commentato: "Voglio ringraziare e abbracciare mia moglie, i miei figli, i miei genitori e i siciliani che mi hanno sostenuto in questi momenti difficili. Vorrei ringraziare anche i miei avvocati. È stata una giornata drammatica, difficile, ma mi conforta che ora tutti sanno che non ho favorito la mafia. So che devo da domani mattina di buon’ora ora come sempre incontrerò la gente e alle 8 devo sedermi al mio travolo di lavoro perché la Sicilia ha bisogno di un presidente che la faccia crescere.

Sapevo di non aver fatto nulla per favorire la mafia". Poi il governatore annuncia il ricorso: "Assieme ai miei avocati, lette le motivazioni della sentenza, ricorreremo in appello perché anche questi residui capi d’accusa possano cadere".

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