Milano - Alla fine, si riduce tutto a una domanda: chi ha fatto l’affare? Nella grande scacchiera di Serravalle, la Procura inizia a mettere ordine. Partendo da quell’interrogativo. Perché seguendo la pista del denaro, è possibile ricostruire una compravendita parsa fuori mercato. Che secondo la Procura di Monza e il Nucleo di polizia tributaria di Milano nasconde la maxi- tangente rossa. Dalle nebbie di un’operazione vecchia sei anni, e coperta da una coltre di reticenza, qualcosa inizia a emergere.
«Non sarà facile», spiega una fonte. Ma la caccia ai conti esteri è partita, ed è iniziata l’analisi dei flussi finanziari fra quanti - nel passaggio delle azioni dal gruppo Gavio alla Provincia di Milano guidata da Filippo Penati, fino al travaso di 50 milioni di euro nella tentata scalata di Unipol a Bnl- ha intascato dei ricchi dividendi. In mano alla Gdf ci sono diversi esposti e denunce, anche anonime. Si tratta di materiale non particolarmente utile alle indagini. Ma qualcuno, fra i tanti personaggi che in quella stagione giocarono la partita Serravalle, ha aperto uno spiraglio. Non è una figura di secondo piano, secondo quanto risulta al Giornale. Anzi. Difficilmente (considerata la sua storia) diventerà una «gola profonda», ma per il ruolo ricoperto nel recente passato potrebbe essere la chiave di volta dell’indagine. E l’effetto sarebbe deflagrante. Perché il nodo Serravalle è cruciale per definire le origini e le sorti politiche di Penati, e andare a fondo degli eventuali benefici economici per il Pd. Una lettura che non è sfuggita agli inquirenti.
Quando, nel 2005, l’ex presidente della Provincia ha acquistato le azioni da Gavio, infatti, si è garantito la maggioranza assoluta nella società. Significa che Palazzo Isimbardi - tagliando fuori gli altri soci- ha messo le mani sulle infrastrutture della Provincia, è uscito dalle secche delle trattative con le amministrazioni locali, e ha deciso in proprio a chi affidare i lavori. Tradotto, affari per le ditte degli «amici». Non solo. Mettere all’angolo Palazzo Marino significava dare scacco al rivale Gabriele Albertini, che si è trovato con un pacchetto azionario fortemente deprezzato, tanto che nei giorni scorsi l’asta per Serravalle indetta dall’attuale sindaco di Milano Pisapia è andata deserta. Con un altro contraccolpo: Albertini ha dovuto mettere in conto un’inaspettata (e milionaria) voce negativa a bilancio. Falla che ha cercato di tappare coi contratti derivati, rivelatisi un boomerang, tanto che la Procura di Milano ha messo sotto inchiesta quattro banche per una truffa da 100 milioni. Ma c’è banca e banca. Perché parte della plusvalenza incassata da Gavio venne girata nell’ affaire Uninpol-Bnl.
E anche questo- ne sono convinti gli inquirenti - faceva parte degli accordi fra Gavio e Penati. Due operazioni «benedette» dal partito, al quale Penati - protagonista di una sfolgorante carriera politica - avrebbe così garantito una montagna di denaro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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