Tanti cantautori e molto pop. Primo Maggio come Sanremo

Nel cast Achille Lauro, Lucio Corsi, Brunori, Giorgia e Gabry Ponte. Il Concertone sempre meno sindacalista

Tanti cantautori e molto pop. Primo Maggio come Sanremo
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L'evoluzione c'è, è evidente ma soprattutto innegabile. Anno dopo anno il Concertone del Primo Maggio, ossia uno dei caposaldi della comunicazione di Cgil, Cisl e Uil, diventa sempre più pop, allontanandosi dalle coordinate che ha avuto per tanti e tanti anni. Prendiamo il cast di quest'anno, che torna a esibirsi dove è sempre stato ossia in Piazza San Giovanni in Laterano a Roma (a parte l'ultima edizione al Circo Massimo). Spiccano Achille Lauro, Alfa, Fulminacci, Arisa, Giorgia, Elodie, Brunori Sas, Carl Brave, Gabry Ponte, Lucio Corsi, Joan Thiele, Ghali, Pierdavide Carone, Rocco Hunt, Serena Brancale, Shablo con special guests, The Kolors e Tredici Pietro. Undici di (loro hanno partecipato all'ultimo Festival di Sanremo, del quale però manca il vincitore Olly. Se prendiamo per esempio il cast di trent'anni fa, nel 1995, l'atmosfera era del tutto diversa e pure molto più internazionale con Almamegretta, Elvis Costello, Franco Battiato, La Crus, Negrita, Radiohead, Robbie Robertson, Stadio, Ustmamò e YoYoMundi. Insomma, era un Concertone impegnato e guerrigliero. Iil confronto è evidente ed è anche una credibile fotografia del cambiamento. Ora la musica «che vince» dalle nostre parte è soprattutto quella italiana, è la più ascoltata, la più seguita, la più chiacchierata. Ed è quindi inevitabile che ne tenga conto anche chi organizza gli eventi (la direzione artistica è di Massimo Bonelli, conducono Noemi, Big Mama ed Ermal Meta). E poi c'è un drastico cambiamento del «focus», che è meno politico e più preoccupato di parlare di diritti civili, che hanno sempre meno colori partitici. Alla fine, quasi del tutto cancellati i «trappers» e i rapper improvvisati, vince la canzone d'autore, a conferma di una evoluzione che è una riscoperta, quella dei cantautori.

Anche il pubblico si sta riprendendo dalla lunga e asfissiante folata di canzoni posticce con testi impresentabili ed è giocoforza che al centro del ring torni chi ha più attenzione ai testi, alla scrittura e alla interpretazione. Un segnale che pure il grande evento musicale dei sindacati ha raccolto. Creando il cast meno sindacalista di sempre.

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