Se avrò vita, voglio approfondire Carlo Taormina con unambizione: fissare i cicli dei suoi cambi di fronte, dotando lumanità dello strumento per prevederli. Il meccanismo cerebrale dellavvocato è infatti quello delle maree: non dipende da lui ma dalla luna. Ora, come agli inizi degli anni Novanta, la ruota del bizzoso legale gira di nuovo contro il Cav.
Linvoluzione è iniziata nel 2006 quando Taormina - detto Tao per la sagoma da cinese inappetente - non è stato ricandidato da Fi. Ha covato sottotraccia per due anni nellinutile attesa di accomodamenti. È debolmente emersa a fine 2008 con la nascita della Lega per lItalia, il partito personale di Tao. Annunciato a parenti e amici via sms, non vi aderisce neanche la moglie, la solare avvocatessa Celestina, spesso in disaccordo con le impuntature dello spigoloso consorte.
Il virus è invece scoppiato con fulgore in tempi recenti con le apparizioni di Tao sui media della sinistra. SullUnità, nel novembre 2009, lex deputato Pdl ha definito il processo breve «vergognoso, criminale, ridicolo» aggiungendo che «il centrodestra sta distruggendo lo Stato per fare uscire dai guai qualche potente». Era ancora una fase gentile in cui il nome del Berlusca era sottinteso ma non pronunciato. Nessuno se lè filato e Tao si è offeso, scatenandosi. Ad Annozero qualche sera fa ha detto: «Conosco bene il modo in cui Berlusconi chiede agli avvocati di fare leggi ad personam, perché fino a pochi anni fa lo chiedeva anche a me». Aveva laria contrita del peccatore che confessa la colpa. Il viso ha assunto il pallore paglierino del penitente. La voce, il tono della sofferenza repressa.
Gli ex nemici della sinistra forcaiola, fiutando lacquisto di un nuovo adepto nelle fila dellantiberlusconismo, ci si sono avventati. Così ieri, il Fatto dipietrista lha intervistato presentando lo sfogo come uno sviluppo della «redenzione iniziata ad Annozero». Terminologia catechistica da angiporti di una setta.
Riassumo i punti salienti. «Lascia (il Cav, ndr) per una crisi morale?», chiede lorgano delle procure. Tao: «Lascio perché schifato». Poi, con lirruenza del pentito in cerca di sconti di pena: «Nel Pdl cera gente incapace, arrogante e disonesta. Questi pensano ai c..zi loro». «E il capo?», chiede il Fatto. «Il sultano. Siamo in un regime. La democrazia è in pericolo. È in pieno delirio di onnipotenza», fa tutto lui, «Letta non conta un c..zo, Tremonti è manovrato, la legge sul legittimo impedimento la più incostituzionale che ci sia al mondo». Spremuto come un limone, il redento conclude: «Dobbiamo combattere» col tono del triplice «resistere» di F.S. Borrelli che, quando fu pronunciato anni fa, Tao bollò come «atto insurrezionale».
Lavvocato è, dunque, tornato allantiberlusconismo delle origini. Nel 96, prima di entrare in Fi, sosteneva che il collega Cesare Previti avesse corrotto i giudici del processo Imi-Sir («mai visto una parcella di 21 miliardi») e chiedeva le dimissioni del Cav, il mandante. Aderito a Fi, dietrofront: «Negli atti Imi-Sir non cè traccia delle responsabilità di Previti» e chiese larresto dei giudici che processavano lui e il Cav. Preso da grande amore per il Berlusca - lattuale sultano pericoloso per la democrazia -, solfeggiò: «È un uomo di grande moralità, grande sentimento, grande carisma».
Eletto deputato di Fi nel 2001, Tao divenne sottosegretario allInterno. Voleva però, contro la volontà dellintero consiglio dei ministri, continuare la professione. Pretendeva inoltre la delega sui pentiti rischiando un colossale conflitto di interessi se avesse difeso mafiosi accusati dai pentiti o pentiti che accusavano mafiosi. Lo ammonirono in tutte le salse e mandò in bestia il ministro dei Rapporti col Parlamento, Carlo Giovanardi. Di nascosto da tutti, si presentò un giorno nel tribunale di Brindisi come difensore del boss della Corona Unita, Francesco Prudentino, accusato da un pentito. Ci arrivò con lauto e la scorta dovuti al suo rango. Ossia, a spese della collettività per una sua privatissima attività di legale. Mentre era in aula, lo raggiunse al cellulare Giovanardi che reiterò la richiesta di rinunciare alla difesa. Tao gli rispose picche a brutto muso. Poi, a udienza quasi terminata, ci ripensò. Scrisse una lettera al Consiglio dei ministri dicendo: «Non proseguirò nelle svolgere incarichi professionali». Ma intanto stava ancora lì a farsi i fatti suoi. Ne anticipò il contenuto alle agenzie di stampa, corredandolo con la seguente riflessione: «Ho sbagliato in buona fede (ma dove, se ti avevano stradetto di non farlo? ndr). Soltanto gli stupidi si ostinano a mantenere posizioni inopportune. Do prova di grande sensibilità». Capito il tipo? Prima fa la smargiassata, poi gira i tacchi di colpo per scansarne le conseguenze.
Tao, nel mettersi contro tutti, è una forza della natura. Se fa parte di una squadra di difensori, litiga con i colleghi. Lui è per fare a botte con i magistrati. Gli altri preferiscono ragionarci. Innumerevoli i casi in cui si è ritirato dalla difesa. Lo ha fatto con Craxi e Mannino, per dirne due a memoria. Altrettante le volte in cui, con il suo arrivo nel team difensivo, i colleghi se la davano alle gambe. È successo con lavvocato Grosso, legale della Franzoni nel delitto di Cogne. Prese le redini della causa, Tao disse di conoscere gli assassini del piccolo e fece carte false per mettere in cattiva luce gli innocenti vicini di casa. Risultato: condannata.
Bravo è bravo, ma un pericolo pubblico. Per lui, non cè che lui. Degli avvocati dice: «In parte sono collusi con bande criminali, in parte asserviti ai giudici, nella grande maggioranza sono ignoranti». Dei giudici: «I corrotti, ignoranti o politicizzati sono la maggioranza». Forse, sa anche di che parla, perché è stato in magistratura dieci anni. Oggi - o almeno fino a ieri, non si sa mai - detestava le «toghe rosse». Però, aveva aderito a Magistratura democratica, la loro corrente.
Fa il despota anche in famiglia. «È un tiranno», mi ha detto, una volta che sono andato a intervistarlo, la moglie Celestina. Alle proteste di Tao ha aggiunto: «Prima ho dovuto sostituire Carlo in una riunione perché era in ritardo. Quando è arrivato gli hanno detto: «Interessante lintervento di sua moglie».
Il Cav si rassegni. Con i lunatici, o non si comincia nemmeno, o prima o poi ti fanno vedere le stelle.
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