Con "Pirandellio pulp", il gioco delle parti lo inventa Gioele Dix

La regia del comico sul testo di Eduardo Erba che si esercita sull'adulterio con Dapporto e Troiano

Con "Pirandellio pulp", il gioco delle parti lo inventa Gioele Dix
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Nel 1973, Memé Perlini, al Teatro Beat di Roma, curò la regia di: «Pirandello chi?», uno spettacolo pop, proprio perché eccessivo, perché nobilitava il potere dell'immagine, piuttosto che quello della parola, esaltando la drammaturgia della luce, attraverso la quale, configurava la sua visione della scena. Eduardo Erba con «Pirandello Pulp», si collega proprio alla funzione della luce da intendere non tanto come un eccesso di luminosità, quanto come un mezzo per scavare all'interno della psiche del personaggio. Egli fa iniziare la commedia, in scena al Franco Parenti, dal 4 al 16 Marzo, regia Gioele Dix, protagonisti Massimo Dapporto e Fabio Troiano, con i puntamenti da preparare per la prova di «Il gioco delle parti» che dovrebbe andare in scena con la regia di un certo Maurizio, il quale dispone di un elettricista di nome Carmine. L'inizio delle prove vede Maurizio concentrato su come piazzare le luci, in particolare, sul volto di Silia. Scopriremo, durante le prove, che i due protagonisti potrebbero essere ben diversi da come si sono presentati: ciò permette, a Eduardo Erba, di utilizzare la categoria di identità che sta a base del teatro di Pirandello, a cui allegherà quella della funzione della maschera, da intendere come gli altri ti guardano, ben diversa dal volto che specifica il nostro modo di essere. Dalle indicazioni che Maurizio dà a Carmine, sembrerebbe di trovarci dinanzi a spiegazioni di tipo tradizionale che egli indirizza alla vera funzione dell'elettricista teatrale, il cui compito dovrebbe essere quello di risolvere i problemi, piuttosto che di complicarli.

Carmine, venuto a conoscenza della trama che corrisponde a quella di un triangolo amoroso tra Leone Gala, Silia sua moglie e Guido Venanzi, l'amante, accettato dal marito, ne dà una interpretazione alquanto personale, sostenendo che Pirandello avesse inventato il pulp, avendo immaginato lo strano rapporto tra un cuckold, ovvero un marito che asseconda l'adulterio, il bull, l'amante scelto tra gli amici, e la hotwife, ovvero la moglie che si presta al gioco delle parti. Maurizio trova l'idea geniale, pertanto, decide di cambiare la scenografia, tipica della commedia borghese, per assecondare l'interpretazione rivoluzionaria di Carmine che egli intende promuovere a coautore.

La scena pulp sarà ancora più evidente quando, al posto degli studenti, che avevano fatto delle avance a Silia, troveremo degli zingari che lei chiamerà in causa mettendo il marito contro di loro, i quali, sfidati a duello, non useranno i fioretti, bensì dei coltellacci.

Solo che i capovolgimenti non sono ancora finiti, anzi proprio l'ultimo sarà il più impressionante dato che faremo un'altra scoperta, ovvero che Maurizio non è un regista e che Carmine è stato chiamato per farglielo credere, utilizzando un esperimento che avrebbe potuto salvarlo dalla follia, come accadeva nell'«Enrico IV». Gioele Dix ha creato uno spettacolo divertente, alternando l'ironia witz con l'umorismo, avvalendosi di uno straordinario Massimo Dapporto e di un efficace Fabio Troiano.

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