Apple produrrà meno iPhone14: ecco perché

Una notizia che va letta ricorrendo a parametri diversi da quelli che siamo soliti usare. Una rimodulazione della produzione degli iPhone 14 non è per forza sinonimo di fallimento

iPhone 14
iPhone 14

Molti media stanno rilanciando la notizia pubblicata da Bloomberg secondo la quale Apple ha rivisto verso il basso le stime di vendita degli iPhone 14, affrettandosi a rimodularne la produzione.

Notizia certamente vera ma che va analizzata più a fondo, a partire dal fatto che si fa riferimento a un surplus di produzione, previsto per l’imminente arrivo delle festività natalizie. Una notizia che ha fatto scendere il prezzo delle azioni del colosso di Cupertino le quali hanno però recuperato terreno durante la giornata di ieri, fino a chiudere in calo dell’1,27%, a 149,84 dollari, ognuna dopo avere toccato il minimo di 144,84 dollari.

Un freno al surplus di iPhone 14

Apple ha preventivato un aumento della produzione di iPhone 14 in ragione di circa 6 milioni di unità per fare fronte soprattutto alla domanda in vista del Natale. Durante le ultime ore, forte di stime più precise, da Cupertino hanno inviato il contrordine, bloccando così la produzione supplementare richiesta.

Tutto ciò non ha cambiato però gli obiettivi di Apple, determinata a produrre 90 milioni di esemplari di iPhone 14 entro la fine del 2022 e, infatti, non sono stati apportati correttivi alle commesse già date ai propri fornitori durante i mesi passati. Un dato peraltro in linea con le attese che Apple ha riposto negli iPhone 13 un anno fa.

Inflazione e incertezze non risparmiano Apple che – e su questo non si discute – ha dovuto ricredersi rispetto al previsto boom di vendite preventivato in vista delle festività natalizie ma occorre tenere conto di altri fattori che hanno un ruolo fondamentale.

Il primo di questi è che i modelli più apprezzati dai clienti sono gli iPhone 14 Pro e 14 Pro Max, le due varianti che più si smarcano dagli iPhone 13, considerati più appetibili dai clienti che hanno deciso di investire un po’ di più rispetto al passato, infatti, sono anche i due smartphone più costosi, con prezzi che partono dai 1.339 euro a salire.

Il secondo fattore da prendere in analisi è la capacità di Apple di creare un ecosistema fatto da più dispostivi tra computer, tablet, smartphone, smartwatch e accessori. È lecito attendersi un’impennata nelle vendite di Apple Watch e degli accessori come gli auricolari AirPods su cui Apple sta puntando molto e verso i quali, i clienti che hanno scelto di non acquistare un nuovo telefono, possono riversare parte dei propri budget. Il fatto che Apple abbia bloccato la produzione di smartphone supplementari non ha – per il momento almeno – alcun impatto sul fatturato dell’azienda.

Le notizie sono quindi due e poco hanno a che vedere con il contrordine impartito da Apple: la prima è che i clienti sono disposti a spendere di più privilegiando gli iPhone di fascia più alta, la seconda è che a farne le spese sono soprattutto i fornitori di Apple.

Il caso STM

È il sito MilanoFinanza a dare una dimostrazione delle ricadute su terzi delle decisioni di Apple. STMicroelectronics, azienda italo-francese che produce semiconduttori, ha subito un duro colpo.

Il gruppo con sede principale a Ginevra, che dà lavoro a oltre 48mila persone, ha lasciato sul terreno fino al 5,11% durante le contrattazioni di ieri, salvo poi recuperare a sua volta prima della chiusura della giornata. STM è molto dipendente dagli ordinativi di Apple, alla quale fornisce componenti per tutti i prodotti, non soltanto gli iPhone. Se Apple ha il raffreddore, molte altre aziende avranno la febbre, alcune persino alta.

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