Cultura digitale, le sfide del prossimo Parlamento

C’è davvero da sperare che il prossimo Parlamento, a prescindere dagli equilibri politici, si occupi di una serie di questioni centrali per il futuro della cultura digitale

Cultura digitale, le sfide del prossimo Parlamento

I temi delle regole della Rete e della crescita della cultura digitale sono stati completamente ignorati in campagna elettorale. I vari partiti hanno inserito nei loro programmi alcuni espliciti riferimenti alla digitalizzazione delle attività delle imprese, anche alla luce degli investimenti previsti dal Pnrr. Tuttavia viene da chiedersi quanti cittadini decideranno se e per chi votare sulla base della lettura di quei programmi. A dominare sono state le risse televisive e gli scontri su argomenti di giornata piuttosto che i seri confronti sulle diverse visioni di società e di Paese. La Rete rimane uno snodo fondamentale per lo sviluppo dell’economia e delle nuove generazioni, ma evidentemente non viene considerato un argomento in grado di spostare voti. Di qui la sua irrilevanza in campagna elettorale. Ma c’è davvero da sperare che il prossimo Parlamento, a prescindere dagli equilibri politici, si occupi di una serie di questioni centrali per il futuro della cultura digitale.

Il nodo delle connessioni insufficienti

Per valorizzare la Rete e incrementarne gli usi, occorre mettere mano anzitutto al nodo infrastrutture. L’insufficienza delle connessioni in molte aree del Paese non può più essere trascurata. Il tema della realizzazione di infrastrutture di Rete ad altissima velocità rimane prioritario. Si tratta di un volano preziosissimo per la ripartenza delle aziende dopo il Covid. I fondi del Pnrr serviranno anche per realizzare massicci interventi sulla connettività, ma i cantieri sono ancora agli inizi e l’aumento dei costi delle materie prime a causa del problematico scenario internazionale potrebbe impedire che quei progetti vengano condotti in porto. Sarà interessante capire se si andrà verso una rete unica e di proprietà pubblica oppure se l’integrazione delle reti naufragherà per la mancanza di strategie nazionali chiare e definite.

Competenze tecnologiche da coltivare

Al gap infrastrutturale si somma il digital divide, che tiene lontani dal web milioni di italiani ancora non in grado di sfruttare tutte le potenzialità che la Rete offre. Occorre operare su due fronti: la valorizzazione della cultura digitale fin dalle scuole dell’obbligo e delle discipline Stem (scientifico-tecnologiche) in tutti gli ambiti formativi; l’assunzione nelle pubbliche amministrazioni di figure esperte in tecnologie digitali e in grado di far compiere agli uffici pubblici il sospirato salto di qualità in termini di efficienza organizzativa e di professionalità nell’erogazione dei servizi.

Cyber security e tutela dei diritti

A gennaio l’Unione europea ha proposto ufficialmente una Dichiarazione dei diritti e dei principi digitali che dovrebbe servire ai Parlamenti nazionali come bussola verso una transizione digitale in grado di tutelare sempre più efficacemente la privacy e la libertà d’espressione. Sarà fondamentale intraprendere azioni mirate per contrastare fenomeni quali la pirateria, che rischiano di impoverire le industrie creative di ogni settore, e per incentivare gli investimenti in cyber security, al fine di proteggere i dati aziendali, sempre più minacciati dagli attacchi informatici.

Un ministero dedicato

C’è chi propone un Ministero per l’intelligenza artificiale, chi una semplice riedizione del Ministero dell’innovazione tecnologica già

sperimentato in precedenti governi. L’importante è che esista un centro decisionale snello, dotato di portafoglio e che possa prendere decisioni rapide sul digitale in sinergia con gli altri ministeri e con il sistema delle imprese.

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