Manca ormai poco al passaggio al digitale terrestre di nuova generazione (il primo step è previsto per il mese di settembre 2021) ma il nostro Paese, a quanto pare, non è pronto, tanto che Confindustria Radio Televisioni ha inviato ben due lettere al ministero dello Sviluppo economico, a pochi giorni di distanza l'una dall'altra, per segnalare il problema. Tante le aziende del settore ad avanzare la richiesta di "eliminare l’obbligo di abbandono totale dei vecchi standard, introducendo una flessibilità legata alla diffusione dei nuovi apparecchi nelle case degli italiani".
La campagna va a rilento
Secondo quanto riportato da Il Sole 24Ore, Confindustria Radio Televisioni avrebbe scritto una prima volta al Mise lo scorso giovedì 3 giugno, per poi rinnovare la richiesta lunedì 7. Nelle due missive, indirizzate al ministro Giancarlo Giorgetti ed al sottosegretario Anna Ascani, vengono illustrate le preoccupazioni delle tv locali, ora in attesa del passaggio al nuovo sistema. Ci sono timori circa l'introduzione nel Paese del nuovo digitale terrestre con relativa liberazione delle frequenze della banda 700 Mhz, la cui disponibilità passerà dalle Tv al mondo delle Tlc.
Il prossimo primo settembre (primo step) in tutto lo Stivale sarà cambiato lo standard di compressione e codifica: sarà abbandonato l’Mpeg-2 a favore dell' Mpeg-4 o di altri standard superiori. A quel punto, a funzionare, saranno solo le tv Hd.
A luglio 2022, quando avverrà il secondo e definitivo step, il digitale tv sino ad ora utilizzato, ossia il Dvb-T, sarà spento per essere sostituito dal Dvb-T2, di nuova generazione. Senza un televisore Tlc, non sarà più possibile visualizzare i canali.
Fino ad ora il governo ha stanziato 150 milioni di euro (sboccati tramite la legge di bilancio del 2018) per incentivare l'acquisto di nuovi dispositivi da parte di quelle famiglie con Isee fino a 20mila euro, ma i risultati sono stati scarsi. Come riferito da Il Sole 24Ore, ad oggi si contano 430.487 nuovi televisori e 83.706 decoder, 67.405 per il dtt e 16.301 per il satellitare. Attesissimo il nuovo bonus per la rottamazione delle tv, che metterà a disposizione di tutti 100 euro da spendere, senza limiti di Isee. La campagna, tuttavia, va a rilento.
L'appello
"Si chiede di eliminare l’obbligo di abbandono totale dei vecchi standard introducendo una flessibilità legata alla diffusione dei nuovi apparecchi nelle case degli italiani", si legge nella lettera di Confindustria Radio Tv riportata da Il Sole 24Ore."Ad oggi è ancora drammaticamente molto elevato e incomprimibile nel breve periodo il numero di apparecchi televisivi non idonei a ricevere la nuova Tv digitale". C'è necessità, dunque, di rendere "maggiormente flessibile il processo di progressivo spegnimento delle tecnologie attualmente in uso" e di "eliminare l’obbligatorietà di dismissione dell’Mpeg-2 su tutto il territorio nazionale a partire dal 1° settembre 2021".
Non solo. Secondo l'associazione dei media televisivi si dovrebbe "prevedere la facoltà (e non l’obbligatorietà) nell’attivazione dello standard Dvb-T2 fintantoché i livelli di diffusione dei nuovi standard non saranno tali da consentire la diffusione dei programmi alla totalità (o quasi) della popolazione (i primi, ma anche i secondi e i terzi televisori)". E ancora: "Occorre fissare entro il 15 giugno 2021 la data di avvio del processo di refarming per la costruzione delle nuove reti e pubblicare il nuovo decreto per la rottamazione dei televisori obsoleti, sostitutivo dell’attuale decreto sul Bonus Tv".
Secondo le Tv locali, la data del primo settembre fissata per l'avvio del processo di refarming non potrà essere rispettata dall'emitttenza locale "se non verranno completate le procedure di assegnazione dei diritti d’uso (risultano 18 reti ancora non assegnate, i cui bandi devono essere nuovamente emanati), le procedure di gara per le graduatorie dei fornitori di servizi di media audiovisivi (FSMA) che potranno
accedere alla banda trasmissiva e le procedure per l’assegnazione delle nuove numerazioni Lcn".La palla passa ora al ministero dello Sviluppo economico, che deciderà di rinviare o meno lo step previsto fra tre mesi.
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