Un'app per sincronizzare smartphone e computer: come funziona

Sembra l’annuncio di un prodotto come tanti ma Unison di Intel nasconde la necessità di creare un ecosistema proprietario capace di smarcarsi dai concorrenti

Un'app per sincronizzare smartphone e computer: come funziona

Intel ha presentato Unison, un software che collega i personal computer ai dispositivi mobili per offrire a chi ne fa uso la possibilità di sincronizzare e condividere i contenuti.

Niente di nuovo, i sistemi di sincronizzazione esistono da anni. Samsung ha creato i propri con il passare degli anni, Microsoft ne ha fatto un vantaggio competitivo e Apple non è da meno.

In questo caso, però, Unison si prefigge l’obiettivo di essere multipiattaforma e di consentire la piena sincronizzazione di dispositivi con a bordo Android così come quella dei dispositivi iOS. Il software, sul cui rilascio si sa molto poco, è previsto all’inizio soltanto per i computer Windows ma dovrebbe essere esteso anche ad altri sistemi operativi, facile quindi immaginare una versione per Linux e per macOS. La notizia però è da cercare altrove.

L’importanza degli ecosistemi

La mobilità è parte integrante delle nostre vite professionali e private. I tempi in cui ci si collegava a internet soltanto da casa o dall’ufficio sono finiti, oggi i dispositivi mobili sono gli strumenti dediti per eccellenza alla navigazione online e all’uso di app di diversa natura. Avere un ecosistema che permetta di sincronizzare i tanti dispositivi con cui entriamo in contatto e il computer è una comodità quasi imprescindibile. Un esempio della praticità è caro a tutti: scattiamo fotografie da diversi smartphone, abbiamo numeri di telefono salvati nella rubrica del telefono privato, alcuni in quello aziendale e riuscire a concentrare tutti i dati e tutte le informazioni in un solo dispositivo può non essere evidente. La sincronizzazione è un modo intelligente e pratico per ovviare alla dispersione. Ma un ecosistema consente ben altro. Unison, per esempio, permetterà di ricevere e fare telefonate, così come di ricevere e scrivere messaggi senza dovere avere il telefono tra le mani.

L’importanza dell’ecosistema è uno dei punti chiave di Apple che permette la piena interoperabilità dei propri dispositivi. Chi, per esempio, possiede un Mac e un iPhone o un Mac e un iPad, sa cosa vuole dire farli interagire tra di loro per aumentare la comodità d’uso.

Microsoft, decidendo di ritirarsi dal mercato mobile, ha lasciato un buco enorme. Chi possedeva uno smartphone o un tablet con a bordo Windows 10 Mobile riusciva a creare una postazione di lavoro capace di seguirlo ovunque, rendendo disponibili tutte le informazioni in un unico “luogo”, dando persino la facoltà ad alcuni lavoratori – come per esempio i viaggiatori di commercio – di recarsi meno in ufficio e rimanere più tempo concentrati sulla propria attività principale.

La scelta di Microsoft di non concentrarsi più sui sistemi operativi mobili ha sortito un effetto boomerang, abituando prima gli utenti a sfruttarne la potenzialità e aprendo le porte ad altri attori tra i quali Intel che, con Unison, creerà un ecosistema trasversale, almeno con il passare degli anni.

All’inizio Unison sarà utilizzabile soltanto con alcune famiglie di processori montati a bordo di alcune marche di computer, una platea che dovrebbe espandersi con il passare del tempo ma che, e questa è una mossa scaltra, lascerà fuori le macchine con processori AMD. Creare un ecosistema che permette a un produttore (Intel, in questo caso) di distanziarsi dalla concorrenza (AMD) è la cristallizzazione del patrimonio che Microsoft ha gettato al vento rinunciando al segmento mobile.

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