La Luna si sta restringendo e raffreddando, causando una serie di faglie che fanno tremare la sua superficie. Queste le conclusioni di uno studio pubblicato sulla rivista Nature.
I ricercatori hanno progettato un algoritmo che permette di analizzare i dati sismici registrati dagli strumenti collocati dalle missioni Apollo della Nasa, negli anni '60 e '70, sovrapponendo poi i dati, che mostravano gli epicentri dei terremoti, con le immagini delle faglie. Notando la vicinanza tra gli eventi sismici e le faglie di spinta, gli scienziati hanno dedotto che almeno 8 terremoti derivano dal movimento delle placche della crosta, invece che dall'impatto con asteroidi.
Secondo gli scienziati, inoltre, "è molto probabile che le faglie siano ancora attive oggi: non si vede spesso la tettonica attiva da nessuna parte eccetto la Terra, quindi è molto eccitante pensare che questi difetti possano ancora produrre terremoti". Durante le missioni Apollo 11, 12, 14, 15 e 16, gli astronauti avevano posizionato 5 sismometri, in varie parti della superficie lunare: i dati mostrano che sei degli otto terremoti si sono verificati quando la Luna era vicina al suo apogeo, cioè il punto in cui è più lontana dalla Terra. "Per me, queste scoperte sottolineano che dobbiamo tornare sulla Luna- ha dichiarato Nicholas Schmerr, autore dello studio- abbiamo imparato molto dalle missioni Apollo, ma in realtà hanno solo scalfito la superficie: con una più ampia rete di sismometri moderni, potremmo fare enormi passi avanti nella nostra comprensione della geologia della Luna".
Ma non c'è da temere che la Luna scompaia in tempi brevi, rassicurano gli esperti: in qualche centinaio di milioni di anni, infatti, il nostro satellite sarebbe diminuito di
soli 50 metri, a causa del raffreddamento del suo nucleo interno. Sarebbe questa la causa dei movimenti tellurici, che ha creato le spaccature della crosta lunare, facendola raggrinzire come "uva passa".
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